Fabian Grutt è uno dei comici più amati dal mondo del web ma anche dal pubblico dei più grandi teatri italiani. Il 7 giugno si esibirà in un “Live Show” al Teatro Brancaccio di Roma.
Fabian tra poco debutterai al Brancaccio: come ti senti?
Il teatro Brancaccio è un teatro importante che ha ospitato grandi comici e quando riesci a portare uno spettacolo su quel palco hai una grande responsabilità.
Come sono cambiati i tuoi monologhi nel corso del tempo?
Faccio questo mestiere da più di dieci anni e di conseguenza i miei monologhi sono cambiati. Quando cresci, vivi anche cose diverse. In un posto così grande potró confrontarmi con un pubblico ampio, sia di giovani che di adulti. Far ridere un pubblico così vario é una sfida grande. Con i miei monologhi sto cercando di andare piú in profondità, trattando anche argomenti piú delicati come per esempio l’outing di mio fratello, il razzismo, la mia visione della religione. Tratto argomenti un po’ piú veri rispetto al passato e ho notato che interessano molto i giovani. Prendo appunti dalle cose che vivo, le trascrivo nel corso degli anni per raccontare la realtà dei fatti.
Ti senti cambiato dopo questi anni di carriera? E quanto é cambiato il tuo mestiere?
La mia comicità è cambiata negli anni. Sono andato a scardinare delle cose all’interno di me. Se vuoi fare del tuo mestiere qualcosa di duraturo, devi avere coraggio. Non devi avere paura di toccare dei tasti dentro di te che potrebbero imbarazzare. Non bisogna aver paura di raccontare quello che pensi. Devi ricordarti che devi far sorridere. Questo processo, nel corso del tempo, diventa fondamentale. Il mio mestiere mi permettere di avere un repertorio vario. Conta tanto la gavetta che fai, il piacere di scrivere sempre qualcosa di nuovo. Il mestiere del comico é un mestiere artigianale. L’artista racconta le cose, e quelle cose ti permettono di rapportarti alle persone e alle risate. Con il passare degli anni, ho capito che questo lavoro non é un lavoro improvvisato. Molti pensano che il mestiere del comico sia un mestiere di improvvisazione, ma non é così. Dietro c’é uno studio, tante prove, una preparazione, tanta memoria, la ricerca di una chiave comica in ogni monologo che scrivi.
Quali sono le collaborazioni piú importanti che ti hanno formato?
Ho avuto la fortuna di iniziare subito con Salvo Ficarra, (del duo Ficarra & Picone) a Taormina in un villaggio turistico. Mai avrei pensato di iniziare così. Ho poi collaborato con Checco Zalone, facendo una tournée insieme nel 2006. Personaggi che dettano i criteri del cinema comico attuale. Ho anche avuto la possibilità di prendere esempio da personaggi talentuosi come Fiorello. Ho compreso quanto é bello avere un rapporto naturale con il pubblico, con le persone. Le collaborazioni che ho avuto, mi hanno fatto crescere.
Ti sei avvicinato al mondo del web. Quanto é importante fidelizzare il pubblico grazie anche al nuovo mondo digitale?
Questo mondo é totalmente nuovo. I giovani sono rapidi, sono cresciuti con la tecnologia. Noi adulti dobbiamo adattarci. È bello sapere che molte persone che mi seguono sul web, poi vengono a teatro a guardarmi. Mi piacciono i social network, Facebook in particolare. Mi é capitato di incontrare e conoscere persone che mi seguono sui social network e che ora stanno seguendo anche dal vivo i miei spettacoli. Credo che il web sia un’opportunità che può dare valore. Per questo ho deciso di farmi seguire da un’azienda come Greater Fool Media, uno dei tre maggiori network YouTube italiani. E’ fondamentale essere seguiti da una squadra di professionisti. Sul web cerco di inserire i contenuti dei miei spettacoli attuali e anche di quelli passati. Il web é un mondo e bisogna capire quali temi possono piacere. Voglio sperimentare sui social e far crescere i miei canali. Anche inserire i sottotitoli, è importante per il pubblico che ti segue. Il web è una grande occasione, ben venga questo mondo diverso con linguaggi diversi. L’importante é non farsi assorbire totalmente dai cellulari, dalle visualizzazioni. Vedo tanti giovani che tutto il giorno sono davanti alla tv, mi piacerebbe vedere i ragazzi andare fuori a giocare. I social sono difficili da gestire perché ti danno l’idea di non avere regole. Ho una bambina di sei anni che sembra quasi più brava di me con il cellulare, eppure a casa preferisco porre dei limiti sull’uso da farne. I ragazzi devono crearsi un mondo interiore ed esteriore.