Icona di fascino, stile ed eleganza, Gabriel Garko è uno degli attori più amati del panorama artistico italiano. Si divide tra grande e piccolo schermo, interpretando ruoli sempre diversi che da sempre ottengono un riscontro più che positivo da parte del pubblico. Questo gli è valso un “premio speciale” durante l’ultima edizione delle “Giornate del Cinema Lucano a Maratea – Premio internazionale Basilicata” che si è tenuto nei giorni scorsi nella “perla del Tirreno”.
Qual è stato il momento in cui hai capito che la recitazione sarebbe stata il tuo mestiere?
E’ un lavoro che ho sempre amato perché mi ha dato la possibilità, sin da quando ero piccolo, di poter evadere dalla quotidianità. Da adolescente andavo spesso al cinema anche da solo perché durante quelle due ore passate in una sala cinematografica potevo sognare immergendomi in un film.
A che età hai cominciato ad appassionarti?
A 9 anni, però ammetto che non ho mai partecipato ad una recita scolastica perché mi vergognavo (ride, ndr)
La bellezza ti ha aiutato?
Innanzitutto devo ringraziare i miei genitori! (ride, ndr). E’ anche merito loro se sono riuscito ad approdare nel mondo del cinema. La bellezza mi ha aiutato molto ma, allo stesso tempo, è stata sempre un limite, più per gli altri che per me: a volte non ho ottenuto delle parti perché “troppo bello”. Ormai il giudizio delle persone mi interessa fino ad un certo punto: oltre quel limite non li faccio andare.
Hai raggiunto la grande popolarità recitando nelle fiction, non sempre ben viste dai critici.
Spesso le critiche provengono da chi non ha realmente visto un film o una serie tv. Personalmente ho imparato ad accogliere le critiche e i suggerimenti che vengono dal pubblico che ha la possibilità di bocciare un lavoro cambiando canale. I lavori che ho fatto, in questo senso, hanno raggiunto dei risultati ottimi in passato. E spero sia così anche in futuro.
Una critica che ti ha ferito?
Le critiche che fanno più male sono quelle gratuite che vanno particolarmente di moda sui social. Un critico è una penna che scrive comunque in un modo consono, mentre sui social si esagera: chi scrive ha solo lo scopo di far male perché vive in prima persona quel problema. I social vanno usati ma ne ho preso le distanze perché non voglio che influenzino la mia vita privata e professionale.
Un complimento, invece, che ti ha fatto particolarmente piacere?
Sono felice quando sul set noto il regista soddisfatto dopo aver girato una scena per cui mi sono preparato tanto.
Che differenza c’è tra un prodotto cinematografico e televisivo?
Quando lavori sul set non c’è una differenza se stai recitando per un film o una fiction. Per me il lavoro inizia dal copione: se è bello accetto il ruolo indipendentemente se andrà sul piccolo o grande schermo. In passato si respirava una sorta di snobismo nei confronti della fiction da parte di tanti attori che adesso, però, fanno la fila per lavorarci.
Sei stato diretto da grandi registi: uno su tutti, Franco Zeffirelli in “Callas Forever”. Che ricordi hai?
La prima volta che ci siamo incontrati avevo la tachicardia perché avere l’opportunità di conoscere un personaggio di quel calibro ti fa sentire molto piccolo. Poi, parlando con lui, ho scoperto la persona e, soprattutto, quello che mi poteva donare come artista. Di “Callas Forever” ricordo le sue grandi risate ma anche le urla. Era molto severo ma in un attimo sembrava come se non fosse successo nulla.
Un altro momento significativo della tua carriera è stato “Le fate ignoranti” di Ozpetek.
Avevo un ruolo molto particolare, basti pensare che per venti giorni non ho toccato cibo per perdere 15 kg. Un’esperienza che rifarei mille volte se potessi tornare indietro. E’ stato un film bello che mi ha insegnato a non entrare troppo nel ruolo, ora riesco a calibrarmi meglio.
In “Senso ‘45” di Tinto Brass hai avuto molte scene di nudo.
Esatto ma, paradossalmente, ho provato più imbarazzo alla prima del film che sul set. Ho aspettato che uscissero tutti dalla sala per (ride, ndr).
Il ruolo che sogni di interpretare?
Mi piace interpretare personaggi realmente esistiti: è una sfida stimolante perché anche se puoi spaziare nella fantasia devi comunque rimanere ancorato a certi tratti peculiari del personaggio, specialmente se molto conosciuto e amato dal pubblico.
Giocando col titolo de “Il peccato e la vergogna”, una delle tue fiction di maggior successo, qual è il peccato che commetti spesso e una cosa, invece, di cui ti sei vergognato molto.
Di peccati ne faccio tutti i giorni, soprattutto di gola, altrimenti la vita sarebbe davvero noiosa! (ride, ndr). Ci sono state diverse occasioni in cui mi sono vergognato di alcune scene che ho girato e non avrei voluto.
A cosa stai lavorando in questo periodo?
In questo periodo mi sono preso una bella pausa, è stata una scelta voluta. Sto lavorando a vari progetti, anche diversi rispetto a quello che ho fatto fino ad oggi.