Se c’è una cosa davvero certa in JOKER, Leone d’Oro e autentica rivelazione dell’ultima Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia (LEGGI ANCHE: Venezia76, Leone d’oro a JOKER di Todd Phillips. Tutti i vincitori) è che, se incontriamo qualcuno per strada che ride, non possiamo dare per scontato che sia felice.
Arthur Fleck lavora come clown da strada e di corsia, dove riesce a strappare un sorriso ai bambini ricoverati: il suo grande sogno, però, è diventare un comico e sfondare in TV. Murray Franklin, che conduce un seguitissimo talk show, è il suo idolo, unica luce nel buio di un’esistenza caratterizzata da abusi, atti di bullismo e violenze varie.
E sarà proprio Murray, inconsapevolmente, a cambiare drasticamente la vita di Arthur quando, dopo aver visto una sua clip inviatagli da uno spettatore, decide di invitarlo nel suo programma televisivo.
Sovvertendo la figura dello psico-clown entrata nell’immaginario collettivo grazie alle strabilianti performance di Cesar Romero, Jack Nicholson e Heath Ledger, il JOKER di Joaquin Phoenix è l’ultima vera figura tragica hollywoodiana che si ribella a una Gotham City immersa nel degrado, tra cumuli di immondizia e ratti giganti, dove il ceto meno abbiente inizia a reagire come può ai continui soprusi e materializza nella borghesia il nemico da sconfiggere.
Se nel remake di Suspiria diretto da Luca Guadagnino la scuola di danza diretta da una congrega di streghe lancia i suoi sortilegi nella Berlino sconvolta dagli attentati della Banda Baader-Meinhof del ’77, nel nuovo e originale adattamento della figura del JOKER a opera di Todd Phillips – dal 3 ottobre al cinema – il clown diventa involontariamente il simbolo della lotta sociale al capitalismo, in una escalation di violenza in cui a pagarla sono essenzialmente i difensori della legge, oltre a un ricco miliardario e a sua moglie, barbaramente assassinati in un vicolo buio di fronte agli occhi terrorizzati del loro unico figlio, Bruce.
Montaggio, fotografia e colonna sonora in perfetta sinergia tra loro conferiscono alla pellicola un carattere moderno e poetico, magistralmente reso nell’ipnotica sequenza in cui il protagonista, lungo la strada verso gli studi televisivi, si abbandona a un’onirica danza in slow motion, o nell’apocalittica sequenza finale, anch’essa accompagnata da una danza di trionfo, mentre il Joker riceve il tripudio atteso da una vita sul cofano di un auto, circondato dalla folla esultante e da una città in fiamme.
Caratterizzato da un cast d’eccellenza, con Joaquin Phoenix ammaliante mattatore e un Robert De Niro parzialmente irriconoscibile, JOKER ci insegna tre lezioni fondamentali: che un essere umano messo costantemente a dura prova può superare il limite con conseguenze devastanti, che la rabbia cieca dell’indigenza è in grado di sovvertire il sistema portandone alla luce falle e controsensi, e che quando la disperazione tocca il fondo non puoi appoggiarti o credere in nessuno, perché nessuno può confortarti.
A volte neppure il sangue del tuo sangue.
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