Quando ad inizio anno Francesco Dal Poz ha composto il brano “Cerco casa”, nato per raccontare una sua esperienza personale, mai avrebbe immaginato che sarebbe diventato un manifesto perfetto della volontà di iniziare una nuova fase della nostra vita dopo il lockdown.
In “Cerco casa”, il primo dei brani che saranno contenuti nel nuovo album di Francesco Dal Poz in uscita il prossimo autunno, “i protagonisti pensano al loro futuro, consapevoli che, al di là del luogo, stanno bene ovunque siano insieme” racconta il cantautore veneto, che nel corso della sua carriera ha condiso il palco con Zero Assoluto, Iva Zanicchi, Ronnie Jones, Damien McFly e molti altri.
Francesco, come nasce il brano “Cerco casa”?
“Cerco casa” nasce da un’esperienza realmente accaduta e da una sensazione realmente provata: è su due materassi messi a terra in una stanza disordinata, come canto nel ritornello, che mi sono reso conto di voler iniziare una nuova parentesi nella mia vita; qualche mese più tardi, ho messo in canzone quell’esperienza e quell’emozione.
Se inizialmente la mia intenzione era semplicemente quella di scrivere qualcosa che stavo vivendo, oggi invece, in questo periodo così particolare, “Cerco casa” prende tutto un altro valore e racconta la sensazione che, penso, la maggior parte di noi sta provando: voler iniziare una nuova fase della nostra vita.
Il brano anticipa l’album di prossima uscita: quale sarà il filo conduttore?
Il filo conduttore tra tutti i brani dell’album è la bellezza della vita, quella di tutti i giorni, quella semplice e composta dalle piccole cose; a livello musicale, di produzione, è l’accostamento di strumenti “reali”, come chitarre e pianoforti, e di strumenti elettronici, come batterie e sintetizzatori.
Lo hai definito il primo disco da artista più consapevole: quali saranno i punti di forza?
La consapevolezza rispetto a quello che sto facendo penso sia già di per sé un punto di forza; c’è inoltre un sound che, sebbene con sfumature diverse, accomuna tutti i brani e una modalità di scrittura più definita e comprensibile rispetto ai miei lavori passati. Certo è che devo ancora migliorare sotto tanti aspetti, ma questo sicuramente non mi frena, ma anzi mi dà la spinta per continuare in questo percorso.
C’è stata una canzone che hai scritto ma non hai pubblicato perché troppo personale da condividere?
Sì, sono state tantissime! Soprattutto quelle che ho scritto qualche anno fa, quando ero stato lasciato: mamma mia, tristi e lagnose da far pena! Anche ultimamente mi è capitato di scrivere canzoni molto personali, ma già mentre scrivevo le prime parole, ero consapevole che quella canzone non sarebbe mai stata pubblicata, ma che sarebbe stata invece un modo per esprimermi e “buttare fuori” qualcosa che dentro mi stava facendo male.
Come hai vissuto la quarantena?
È stata un’esperienza unica. Vivo di musica sia facendo il cantautore che il fonico e da un giorno all’altro mi sono trovato a vedere il calendario svuotato: mai vista una cosa del genere! È stata una sensazione stranissima quella che mi ha accompagnato nei primi giorni: arrivavo da mesi, se non anni, di un continuo senza fermarmi mai davvero e quando mi sono ritrovato a non aver nulla di urgente da fare, ci ho messo un po’ ad abituarmi. È però stata comunque un’opportunità per riflettere, leggere e ascoltarmi più di quanto facessi prima.
Ti ha ispirato nuovi brani questo periodo?
Nelle prime settimane di quarantena sì! Ho coinvolto chi mi segue sui social per creare insieme una canzone tramite dirette, sondaggi, domande; alla fine, questa canzone è nata davvero, “Vivere d’istanti”, ed è arrivata, tra una cosa e l’altra, a decine di migliaia di persone: stupendo!
Dopo questa pubblicazione ho sentito il bisogno di fermarmi anche sotto l’aspetto della scrittura (addirittura in parte dell’ascolto) di musica e ho preso questo momento per quello che era, diventando io stesso una sorta di spugna, con l’idea di mettere poi tutte le emozioni provate nelle future canzoni.
Pensi che oggi la musica, nonostante tutto, possa far sognare ancora la gente?
Sì, ne sono convinto. Credo si debba sempre tenere a mente che la musica ha come prima funzione quella di darci emozioni e di farci evadere dalla realtà. Posso scrivere una canzone che parla di un problema, di un’ingiustizia, di qualcosa che non va, e questo è importantissimo; ma per come la vedo, una bella canzone di protesta ha lo stesso valore di una bella canzone che fa “semplicemente” ballare.
È per questo che cerco sempre di scrivere canzoni con vari livelli di interpretazione: un primo livello super semplice che ha lo scopo di far prendere “una pausa dalla realtà” all’ascoltatore; un secondo livello in cui qualcuno potrebbe trovarci qualcosa di più profondo se solo sta un po’ più attento, e a volte provo ad inserire pure un terzo livello che magari si può trovare scavando ancora di più. Non sempre ci riesco sempre… però ci provo (ride, ndr). Che bella la musica! Che bello scrivere canzoni!