Bella, brava, eclettica. Se dovessimo descrivere l’attrice Chiara Becchimanzi useremmo di certo questi tre aggettivi. Un’attrice sì, ma anche autrice, regista, stand up comédienne ma, soprattutto, una donna che si immerge nella vita di chi incontra, non solo per copione ma per curiosità.
Ed è proprio questa curiosità che l’ha spinta a scrivere il suo primo romanzo, “A ciascuna il suo” (Aracne Editrice), un erotico comico sugli eccitanti disastri della generazione moderna: quella della precarietà affettiva. “A ciascuna il suo”, preciso e puntiglioso nella costruzione narrativa, racconta schermaglie verbali e amorose proponendo un gioco di abbinamenti che sicuramente vi stupirà.
Chiara, come nasce “A ciascuna il suo”?
Il libro nasce da un mio folle e triplo ghiribizzo: scrivere un libro erotico che restituisse all’erotismo una dignità negatagli dalle opere degli ultimi anni, vedi la trilogia di “50 sfumature”; mescolare l’erotico col comico, perché le disavventure sentimental-sessuali sono una fonte praticamente infinita di risate che da anni sfrutto su e giù dal palco; elaborare una teoria degli abbinamenti tra vulve e peni assurda quanto plausibile, perché basata sulla morfologia… vi ricorda Lombroso? Anche a me. Per questo è stato inquietante e divertentissimo. Per andare più a fondo, non esiste un romanzo contemporaneo (o almeno io non ne ho letti) che restituisca al genere erotico un po’ di poesia, alle azioni sessuali una vis metaforica e una dignità profonda, e soprattutto al “sentire” femminile dominio e padronanza. Ecco perché ho provato a calarmi molto in fondo al mio “principio di piacere”, per raccontarlo per immagini dirette o costruite, cantando la magia dell’amplesso e i suoi disastri con una cura assoluta per i corpi e le anime coinvolti-e. È stato un esercizio di stile continuo, scaturito dalla volontà di raccontare una generazione – quella della precarietà affettiva – che si affanna di qua e di là, dannandosi continuamente per ciò che in realtà trova estremamente stimolante e lasciandosi stimolare quasi solamente da ciò che risulta essere estremamente dannoso, costruendo e disfacendo, amando e odiando, in un vortice di paradossi esilaranti.
Qual è il messaggio che ti piacerebbe lanciare attraverso questo libro?
“A ciascuna il suo” è come la punta di un iceberg, oppure una clitoride – sottintende una lettura stratificata, per così dire. Cominciamo dagli strati più limpidi: a ciascuna il suo… uomo o partner ideale, il suo sesso perfetto, il suo pene ideale (a trovarlo), il suo orgasmo quotidiano, magari non autoindotto (ad avercelo!). Andiamo più a fondo: a ciascuna il suo spazio, la sua solitudine, il suo diritto di non avere una relazione o di averne tante e tutte diverse, il suo grido di libertà e di sete sessuale, il suo modo di provare piacere e di chiederlo. A ciascuna il suo riconoscimento identitario nel mondo, a ciascuna il suo percorso, la sua storia, la sua possibilità di fallire e ricominciare. Ancora più a fondo: ecco una parafrasi del romanzo di Sciascia, declinata però secondo le norme delle pari opportunità. A ciascunA il suo, perché la desinenza non è indifferente, e la parità si definisce anche a partire dal linguaggio. Nel romanzo di Sciascia i tradimenti, gli amori, gli ammazzamenti, sono tutti giustificati dalla ricerca dell’amore. Anche le protagoniste del mio romanzo sono all’eterna recherche, come tutta la mia generazione. Ma la domanda che potrebbe affiorare è: e se la ricerca dell’anima gemella fosse essa stessa l’anima gemella? “A ciascuna il suo” è un grido liberatorio, una risata sonora, un orgasmo rumoroso, che parte da me ma potrebbe appartenere a tutti e tutte.
La pagina più complicata?
Tante! Allora, innanzitutto tutta la parte dedicata all’armonia degli opposti, alla Kabbala e alla simbologia che ho voluto associare ad ogni vulva-animale e ad ogni pene-albero: ho dovuto studiare tantissimo, ma ne sono estremamente felice. Tuttavia il vero rompicapo è stato organizzare i doppi/tripli finali nella terza parte del romanzo, quando le nostre 15 protagoniste si lanciano nella verifica degli abbinamenti… avevo in testa “Sliding Doors”, i libri game, “Bandersnatch” e una gran confusione, quindi è stato davvero arduo anche se molto molto divertente!
Il 9 ottobre, alle 12.30, presenterai “A ciascuna il suo” a Roma, alla Casa internazionale delle donne…
Esatto. Innanzitutto ci sarà un parterre che non so se mi spiego: la scrittrice e giornalista Eleonora De Nardis, l’antropologa Eloise Longo, la sessuologa Francesca d’Onofrio, Ilaria Palleschi che ha illustrato il libro e Giorgia Conteduca, con la quale conduco il podcast “A ciascuna il suo!” spin-off del libro. Oltre a far conoscere al pubblico le nostre follie, diciamo che cercheremo di coinvolgerlo in prima persona… in definitiva tutti e tutte siamo incuriositi/e dal nostro “abbinamento perfetto”, quindi forza: tiriamo fuori gli attributi (non in senso biblico chiaramente).
A quali altri progetti ti stai dedicando?
Come dico spesso, io sono un’attrice, autrice, regista, stand up comédienne, scrittrice, speaker, traslochi, sgomberi l’arrotino e l’ombrellaio, quindi… quanto tempo hai? (ride, ndr). A parte gli scherzi: in questo periodo, oltre a portare in giro per le città italiane i miei monologhi teatrali e di stand up e curare il progetto del podcast tratto dal libro, conduco insieme a Fabrizio D’Alessio “La Ritirata dei gladiatori” su Dimensione Suono Roma. La radio è un mondo meraviglioso che non conoscevo, e avere l’opportunità di andare in onda con tre ore quotidiane di diretta è una specie di sogno ad occhi aperti, devo ancora metabolizzare. Nei momenti in cui posso, mi dedico al mio secondo romanzo: che non c’entra niente col primo… o forse sì, devo ancora decidere. Credo che a un certo punto me lo dirà lui.