Il 2020 è stato devastante per molti settori ma, parliamoci chiaro, per alcuni lo è stato particolarmente. Uno di questi è il teatro, che ancora oggi si trova a non poter fare proprio quello che è poi la sua essenza: intrattenere il pubblico. C’è anche la realtà di chi il teatro lo insegna, e questa è la storia che vogliamo raccontarvi oggi: quella dell’associazione teatrale “Emozioni in teatro” di Ostia Lido.
“Emozioni in teatro” è una realtà attiva nel territorio romano già da parecchi anni. Il direttore artistico e insegnante, Stefano Tomassini ha un curriculum d’eccellenza, con una formazione specifica nell’inseguimento del teatro ai bambini, oltre che agli adulti.
Vogliamo raccontarvi questa storia di resilienza, in un periodo in cui l’arte ha le ali tappate. La storia di chi ha deciso di non arrendersi e continuare a regalare a chi ama il teatro un po’ di ossigeno.
Stefano, cos’è emozioni in teatro e cosa rappresenta per te?
Ho iniziato vent’anni fa ad insegnare teatro, avevo studiato per fare l’attore e poi Francesca Gaspo, fondatrice di “Emozioni in teatro”, mi ha dato l’opportunità di poter provare a consegnare nelle mani dei bambini la mia passione e le mie conoscenze. Sono rimasto completamente affascinato dall’insegnamento che ho scoperto subito essere apprendimento. “Emozioni in teatro” mi ha dato la possibilità di poter crescere frequentando studi e corsi più disparati, dal circo alla biomeccanica teatrale, dalla musica alla psicomotricità al clown in tutti i suoi aspetti. Questo percorso accompagnato da anni di esperienze sul campo con allievi di tutte le età mi ha permesso di fondare una mia pedagogia che fa del gioco teatrale il suo punto di forza come trampolino di lancio per toccare tutti gli aspetti della formazione non solo attoriale ma anche umana.
Che importanza ha per te il ruolo del maestro oggi?
Insegnare è una grossa responsabilità: l’ho subito percepito quando ero allievo e mi capita ancora di esserlo. Non è una questione di dettare conoscenze rispetto ad un tema, è molto di più. E’ aprire finestre sul mondo, offrire opportunità di crescita artistico-umana: è mettere l’allievo nelle condizioni migliori per esprimere il suo potenziale e conoscere se stesso per imparare a valorizzarsi. Offrire un’occasione per sperimentare, emozionarsi, condividere sentirsi parte di un gruppo ascoltare ed ascoltarsi.
Qual è il futuro del teatro e delle scuole di teatro, in generale quindi del settore artistico. dopo il COVID?
Siamo stati tutti colpiti duramente da questi ultimi avvenimenti. Non eravamo preparati: d’altronde come lo si può essere davanti a qualcosa che non si conosce. Da un punto di vista pratico il settore è crollato senza poter far nulla. Chiusi i teatri, chiuse le scuole. Tutti gli artisti, abituati a ragionare in una modalità attore-spettatore e insegnante-allievo, in un’arte che ha sempre fatto del contatto empatico e dello scambio energetico ed emotivo i suoi punti di forza, si sono ritrovati persi. Ma la nostra sensibilità, la coscienza della nostra mission e delle responsabilità che abbiamo, ci hanno fatto valorizzare questa perdizione. Non sapere dove andare ci ha permesso di esplorare nuove forme di comunicazione, di ascoltare bisogni diversi e offrire cose nuove . Nuove opportunità legate al modo virtuale che appartiene alle nuove generazioni e può essere un canale conoscitivo importante per il teatro. Se resisteremo quando potremmo tornare a mostrare e mostrarci in presenza saremo proprietari di strumenti umani e tecnologici di livello altissimo. Sarà una riscoperta per gli operatori artistici e per gli spettatori che porterà il teatro e tutta l’arte in generale a ricoprire un ruolo dominante in questo tempo.
Cosa ancora ti piacerebbe imparare del tuo lavoro?
Sono sempre in ascolto e in attesa di nuovi stimoli. Mi sento in continua sperimentazione ed evoluzione, i cambiamenti umani e sociali vanno molto veloci e la capacità di ascoltare e percepire i bisogni dell’insegnamento per essere efficace sono al centro della mia ricerca. Ho notato come l’arte del teatro e i lavori che propongo nei miei laboratori sono di forte impatto creativo ed emozionale sotto tutti gli aspetti. Per questo sto cercando di portarlo al di fuori del teatro: nelle aziende, nei gruppi di lavoro scolastico, nei centri anziani, per offrire a tutti la possibilità di assaggiare su loro stessi la potenza di questa arte.
Qual é il tuo metodo di insegnamento e cosa contraddistingue “Emozioni in teatro” dalle altre scuole?
Il mio metodo d’insegnamento si basa sull’attivazione attraverso giochi di teatro, di movimento di parola e creativi, di tutto il corpo fuori e soprattutto dentro. La contaminazione dei miei studi mi porta a proporre lezioni che abbracciano più arti insieme e producono stimoli su piani diversi. Ho sempre visto la formazione dell’attore non solo attraverso le sue tecniche ma anche passando per la sua anima artistica . Un’anima che porterà la sua bellezza a prescindere dal fatto che faccia o no questo mestiere nella vita. Ecco da questo punto di vista “Emozioni in teatro” rappresenta uno spazio dove tutto questo avviene in un clima di libertà, leggerezza e comunione d’intenti e dove le energie di tutti confluiscono in un percorso non solo artistico ma anche di vita insieme.
Sito web: www.emozioniinteatro.it