In questi giorni è disponibile su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica ‘Minerva‘, il nuovo singolo di Ianez, accompagnato dall’onirico videoclip per la regia di Antonella Giuliano.
Prodotto da Fabio Tumini (ex chitarrista dei La Differenza) per Satellite Records, ‘Minerva’ racconta la delusione per un amore finito e l’ossessione del suo ricordo. Prendendo spunto da un riferimento mitologico – la dea della saggezza Minerva nasce da un mal di testa di Giove – Ianez usa la stessa metafora per descrivere il tormento di un ricordo così intenso da risultare tangibile, un ricordo che va tirato fuori dalla testa per poter ricominciare da capo.
Qual è lo stato emotivo che ha guidato la composizione di “Minerva”?
Il testo di “Minerva” è arrivato alla “penna” attraverso un amplificatore di ossessione e tormento: l’insonnia. Il cervello che pensa quando non vorresti, che rimugina, che non ti lascia perché forse sei tu a non volerlo far andare via: in qualche modo hai bisogno di quella sofferenza. Un amore finito è insonnia.
Come nasce la collaborazione con Fabio Tumini?
La collaborazione nasce da una chiacchierata tra due amici e un paio di birre. Si era già parlato in passato di fare qualcosa assieme ma senza mai arrivare al concreto. Probabilmente non era ancora il momento giusto perché invece con il progetto “Ianez” il giorno dopo eravamo in studio a buttare giù idee, testi e suoni. Le cose che funzionano se si sviluppano da sole, senza forzature.
Stai lavorando ad altri brani?
In questi giorni siamo rientrati negli studi della Satellite Records per registrare i brani nuovi che speriamo andranno a comporre l’album.
Qual è l’obiettivo che vorresti raggiungere con la tua musica?
Arrivare alle persone, riuscire a comunicare ciò che sento, parlare al pubblico nella mia lingua e farmi capire. Questo sarebbe già un grande obiettivo: poi prendo tutto quello che la musica riesce a darmi.
Hai seguito l’ultimo Festival di Sanremo? Chi ti ha colpito?
Assolutamente, l’ho seguito e mi è piaciuto. Per me la vera sorpresa è stata La rappresentante di lista. Internazionale come poche cose, bravissima ed erano davvero belli da guardare. Ma, in generale, credo sia stato un festival bello, di rottura. C’era di tutto: Willie Peyote, Coma_Cose e il cantautorato dolcissimo di Fulminacci.
Ti piacerebbe calcare quel palco?
Certo che mi piacerebbe ma come a tutti, anche a quelli che dicono di no piacerebbe, anzi… forse a loro anche di più (ride, ndr)
Come vedi il futuro della musica dal vivo in Italia?
Che si ripartirà, spero prestissimo. Ci sarà una esplosione di persone con ancora più voglia di fare casino, di gridare, di emozionarsi fino a piangere, finalmente, per un’emozione fortissima e non per disperazione. La storia insegna che non ci fermiamo ma alcune volte si è costretti a rallentare.
Cosa dobbiamo aspettarci da te nel 2021?
Sicuramente delle novità in ambito musicale. Nei prossimi giorni ultimeremo i pezzi in cantiere con l’intenzione di realizzare un album in brevissimo tempo. Spero che il 2021 porti dei live, che si riparta finalmente e che si cominci a parlare di pandemia al passato. Ho anche ripreso in mano la penna e cominciato un nuovo romanzo: ci sono tutti presupposti per dire che sarà un anno produttivo a 360°.