Braccia e cuore: la pizza palpita. Non ci sta Giuseppe Pignalosa e boccia a priori i due ristoranti parigini della catena Pazzi che propongono una pizza interamente realizzata da robot: “Trovo allucinante che i clienti dietro un vetro attendano che braccia meccaniche stendano l’impasto, condiscano e infornino una agglomerato di ingredienti che vi prego di non chiamare pizza!”.
Pur celebrando il progresso e l’innovazione, Giuseppe Pignalosa è intenzionato a difendere il know how della vera pizza napoletana. “Per prima cosa chi fa il mio mestiere deve avere ben allenati i 5 sensi. Scelgo i grani per i miei bland di farine dal colore, dall’odore, dalla consistenza, dal tatto e dal gusto. Così per ogni singolo elemento dell’impasto e del condimento. Faccio ricerca sul territorio e ho dedicato il mio locale di punta Parule – orto in dialetto antico partenopeo – a questo concept. Una volta finita la ricerca inizia la creazione, l’impasto va sentito al tatto, va maneggiato con amore e rispetto, per creare quel disco di 29 centimetri chiamato pizza. Ai cinque sensi inoltre vanno aggiunti la fantasia e il genio italiano”.
Nulla in contrario con la rivoluzione e l’innovazione in cucina, “purché si parli di cyber-pizza” ci dice ridendo Pignalosa, che si dice pronto a combattere per difendere un’arte che a casa sua vanta già quattro generazioni di maestri pizzaioli.