Dopo essere stata indiscutibilmente una delle protagoniste dell’ultimo Festival di Sanremo, Madame, la nuova “Voce” libera della musica italiana simbolo della Generazione Z, sarà insieme al direttore d’orchesta Enrico Melozzi, uno dei due maestri concertatori della Notte della Taranta 2021.
Madame e Melozzi dirigeranno lo spettacolo in programma il 28 agosto a Melpignano in Puglia e che sarà trasmesso per la prima volta da Rai1, il 4 settembre alle 22:30. Una nuova sfida di ricerca musicale per Madame, che ha raccontato con entusiasmo durante la conferenza stampa.
Madame, cosa significa per te calarti nel mondo della Taranta?
Sono molto contenta di essere qui. Quest’anno sono stata premiata più volte per come scrivo e uso le parole. Questo mi ha fatto riflettere tanto, soprattutto su quello che sarà il mio futuro. Penso che inizierò da qui, da questa magnifica esperienza, ad amare e comprendere tutto quello di nuovo che vedrò da ora in poi. Amerò e comprenderò questa tradizione e cercherò di raccontarla con le mie parole, con una chiave nuova, a tutti. Ho cercato di fare del mio meglio riscrivendo alcuni testi, spero nessuno si offenda: mi vestirò come questo popolo si veste, danzerò come qui si danza, canterò come qui si canta. Sarà una notte di liberazione piena di amore e comprensione.
Qual è stata la prima cosa che hai pensato quando sei stata invitata?
Appena ho letto la mail dell’invito, ho detto una parola che non pronuncerò (ride, ndr). Ero felicissima: conoscevo la Notte della Taranta e ho studiato a scuola in fenomeno del Tarantismo, oltre ad essere rimasta affascinata da quello che ha fatto Mahmood lo scorso anno.
Sei la più giovane maestra concertatrice: ti ha creato pressioni?
Di solito non guardo in faccia nessuno quando voglio fare qualcosa. A dire il vero nemmeno ci avevo nemmeno pensato (ride, ndr)
In che modo hai deciso di affrontare le difficoltà linguistiche del dialetto?
In modo naturale. E’ da quando sono nata che ascolto e vivo Fabrizio De Andrè: musicalmente parlando ho imparato tutto da lui. Lui ha sempre insistito di portare avanti tutte le tradizioni e la cultura musicale. Ho affrontato questo dialetto seguendo il suo insegnamento, cercando di imparare da quello che sento e ascolto, cercando di farlo mio.
Cosa ti sta lasciando dal punto di vista umano e artistico?
L’esperienza finirà con l’esibizione e solo allora potrò raccontare cosa sentirò dentro di me.
Condividerai questa esperienza con tanti artisti: pensi possa nascere una collaborazione?
Secondo me le collaborazioni nascono in maniera naturale. L’arte è un’estensione della natura e deve arrivare così com’è. Se capiterà, succederà da sé: non voglio progettare nulla.
Quali sono i brani che interpreterai sul palco?
Porterò la mia “Marea” reinterpretata in chiave pizzica, “Rondinella” e “Dici ca nu me voi ca su’ piccinna“, una complessa storia d’amore.
A chi vorresti dedicare questa avventura?
Forse alle emozioni che sto provando in questo momento