Vanta una lunga carriera che nel corso degli anni l’ha portata a spaziare, sempre con grande successo, tra cinema (Le buttane, Corleone, Chiedo asilo), tv (La Piovra 9, Il Commissario Montalbano, Incantesimo 8) e teatro (Così è se vi pare, La concessione del telefono). Guia Jelo, attrice siciliana caratterizzata da una magnetica forza interpretativa, è tra i protagonisti de “La Befana vien di Notte II. Le origini” di Paola Randi, prequel della commedia fantasy campione d’incasso del 2018, in uscita nei cinema il 30 dicembre.
Nel film, che la vede recitare accanto a Monica Bellucci e Zoe Massenti, Guia interpreta l’accesa e petulante arrivista Donna Isa, madre del bizzarro Barone De Michelis (Fabio De Luigi) e moglie dell’ubriacone Marchese interpretato da Alessandro Haber.
Una nuova avventura professionale per la Jelo che le ha lasciato tanto anche dal punto di vista umano.
Guia, come descriverebbe il suo personaggio?
Emblematico di una tipologia di ruoli, diversi dai soliti “siciliana col tuppo” e lo scialle in testa. Ruoli che io, ovviamente, amo fare e che mi appartengono ma che non assecondano la mia completezza: cioè essere, come mi diceva la mia grande amica e sostenitrice, l’immensa Mariangela Melato, un’attrice italiana con una duttilità universale. E poi, ve lo dico ? Lei aggiungeva anche l’aggettivo bravissima ed io me lo tengo nel cuore e nel mio bagaglio artistico, per l’eternità. Sicuramente quando sono stata scelta per fare questa pittoresca “Donna Isa”, è stato per la mia sicilianità. Ma poi, invece, essendo la madre del terribile Barone De Michelis, interpretato da Fabio De Luigi, ci siamo allontanati e siamo saliti con la dizione oltre lo Stretto, risalendo lo stivale. Ma niente paura: qualche scivolata sulle vocali è rimasta assieme al fuoco dell’Etna (ride, ndr). Donna Isa, terribile capricciosa e opportunista, con questo esuberante figlio, Barone De Michelis, succube della madre e del padre, interpretato dal grandioso Alessandro Haber, a sua volte succube della moglie.
Che clima si respirava sul set?
Io soffro moltissimo il freddo fino a morirci dentro ma in quelle notti freddissime di febbraio, mentre giravo, sul set sentivo solo il calore, l’affetto e la cura nei miei confronti da parte di tutti, artisti e troupe, assieme alla produzione Lucky Red del sublime Andrea Occhipinti. Si respirava amore e condivisione e, perché no, non mi intristisce dirlo, rispetto per la mia anzianità. Buttalo via (ride, ndr)! E che dire della maestria e leggerezza umana di Fabio De Luigi, una speciale presenza artistica indimenticabile!
Com’è stato recitare in un film fantastico e d’avventura?
Un’esperienza superlativa. A Roma si dice gagliarda, in catanese – perdonate la licenza – “spacchiusa”. Un‘esperienza di progresso artistico, per me che amo tutto quello che è arcano e sulle righe, per me in assoluta simbiosi con gli eccessi di fantasia. Ed infatti la sceneggiatura di Nicola Guaglianone e la regia luminosissima e accattivante di Paola Randi sono stati un invito a nozze.
Un suo ricordo legato all’Epifania?
In realtà, i miei ricordi più forti dell’infanzia sarebbero legati alle festività dei morti, tipico di noi terroni. E potete immaginare quanto fosse forte il terrore dei morti, fantasmi circolanti per casa nottetempo, supplito poi dalla enorme gioia ed euforia degli immensi e numerosissimi regali e giocattoli che trovavo al mattino in salotto.
Ma sulla Befana vi stupirò. Avevamo capito, sia io che mio fratello, che la Befana, almeno quella, non esisteva e che il rito di riempire la calza era gestito da mia madre, che così si poteva dare un tono più di classe. E allora evitavo di mettere delle calze piccole, ma ogni anno sempre più grandi sino ad appendere il calzettone del nonno, per avere più leccornie possibili, finché la nostra birichina astuzia e la nostra golosità ci hanno puniti quando abbiamo appeso le calze di nylon della mamma, sicuramente più capienti, e vi abbiamo trovato dentro solo del carbone. Le lacrime e gli strepiti me li ricordo ancora (ride, ndr).
Recitare al palcoscenico e recitare sul set: quali sono le differenze?
Il mio curriculum è talmente vasto che, nonostante sia trascritto notevolmente ridotto e riassunto, quando lo rileggo su Wikipedia provo emozione, nostalgia del tempo perduto e panico per il futuro, che potrebbe non esserne all’altezza. Nel recitare sul palcoscenico o sul set non vi è, a mio avviso, alcuna differenza poiché sia davanti alla parola “azione”, preceduta da “motore partito”, o davanti al velluto rosso del sipario, col suggestivo brusio del pubblico nelle orecchie, ci vogliono gli stessi elementi: con l’emozione gestita e calibrata, l’amore, rispetto per il proprio lavoro e quello degli altri accanto a te, ma sempre insieme a studio, preparazione, professionalità, molta concentrazione e rigore nelle indicazioni del testo e della regia. L’ho detto amore? Lo ripeto: amore. E dimenticavo: dedizione, sacrificio e memoria… mizzica memoria!
Un incontro professionale che non dimenticherà mai?
Credo che per parlare di questo incontro non basterebbero centinaia di pagine per descriverlo. E siccome, mentre rispondo a questa domanda, il cuore mi sta percorrendo tutta, dalla testa ai piedi, non trovo molte parole se non questa: Michele Placido! Con tutto il significato che la nostra unione fraterna ha portato nella mia vita, finché vivrò e forse anche dopo.
C’è una storia particolare o un personaggio che le piacerebbe raccontare e che non le è stato ancora proposto?
Ho quasi sempre interpretato ruoli di “vinta” o, nello specifico, narrativamente parlando, mai che riguardassero ruoli d’amore. Certo molte prostitute: in particolare la famosa Liuccia Bonuccia nel film “Le buttane”, per la regia di Aurelio Grimaldi, che mi ha portata ad essere candidata alla Palma d’oro per la categoria “Miglior attrice” al Festival di Cannes nel 1994. Ma, si sa, la prostituta, ahimè, non è amata né può amare.
Vorrei provare a fare un’avvocatessa, perché è il mestiere per cui io ero destinata, innamorata e/o con tanto di marito o amante. Ma forse, chissà, temo che non ci riuscirei: tanto, anche nella vita, ne sono carente.
Cosa si augura per il 2022 alle porte?
Vorrei che la Befana, visto che ho interpretato un ruolo con lei protagonista e dato che sono, lo dico senza falsa modestia, sempre troppo buona, metta nella calza tante scritture, soprattutto una di cui sono in attesa… (fa una pausa e resta in silenzio per scaramanzia, ndr). Ma il vero regalo, che voglio da tutti e che desidero con bramosia da sempre, è che ci siano maggiori leggi severe contro il maltrattamento sugli animali, compresa l’abolizione della caccia, che non è e non può essere considerato uno sport), contro la macellazione dei cavalli, come in Grecia, e il sogno della mia vita: l’abolizione della troglodita corrida. Insomma, riassumendo, tutto contro lo specismo.