Suggestiva ed emozionante serata ieri a Roma dedicata al ricordo di un grande statista raccontato attraverso le parole del giornalista Patrizio J. Macci nel testo “L’Ombra di Aldo Moro”, e interpretato in un reading dall’attore Pino Calabrese.
Nella splendida Cappella Orsini, tra storia, cultura e arte, il reading ha letteralmente incantato i numerosi presenti che hanno gremito la sala. Sono stati tanti, infatti, gli amici, i giornalisti e i colleghi accorsi per applaudire il collega Pino Calabrese: tra i primi ad arrivare il regista Angelo Longoni con sua moglie, l’attrice Eleonora Ivone che recentemente ha diretto Calabrese nel cortometraggio “Apri le labbra”. In prima fila, commossa per l’intensa performance attoriale di Calabrese, sua moglie, la giornalista Angela Prudenzi, seduta accanto all’attrice Francesca Rettondini.
Apprezzatissima l’accoglienza riservata all’evento culturale da Roberto Lucifero della Cappella Orsini Lab, che ha introdotto insieme all’autore Patrizio J. Macci l’intervento dell’attore. La serata, curata dalla ZaccariaCommunication, si è conclusa con un brindisi e una degustazione dei prodotti della cantina Casale del Giglio.
Zoom Magazine ha incontrato Pino Calabrese – noto al grande pubblico per le sue interpretazioni in fiction di successo come “I bastardi Pizzofalcone”, “La Squadra” e di recente al cinema con il pluripremiato film “Respiri” (LEGGI ANCHE: Un viaggio nel dolore della mente: Respiri, il thriller psicologico di Fiorillo (VIDEO INTERVISTE) – a margine della serata.
Come nasce la collaborazione con Patrizio J. Macci?
Ho conosciuto Patrizio nel 2008, in occasione del trentennale dell’assassinio di Aldo Moro. Già allora avevamo pensato a qualcosa che desse spazio soprattutto alle vittime collaterali di questa tragedia. Questo testo fondamentalmente è dedicato a loro, e in particolare a Oreste Leonardi che rappresenta tutti quegli uomini – magistrati, giornalisti, uomini dello Stato – che hanno dato la loro vita per combattere il terrorismo.
Hai dei ricordi, in particolare, riguardo a quel 16 marzo del 1978?
In quel periodo frequentavo la Facoltà di Lettere moderne all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Stavo studiando per un esame e all’improvviso arrivò la notizia del rapimento che prese subito i contorni di una strage, visto che morirono 5 uomini della scorta, tra cui appunto Oreste Leonardi. Ricordo che nei 55 giorni successivi al rapimento, fino all’epilogo tragico della morte di Aldo Moro, non si parlava che di questo. Le strade erano bloccate non solo a Roma ma anche a Napoli dove vivevo all’epoca. Ero poco più che ventenne e sono avvenimenti che lasciano un segno indelebile.
Quanto è importante celebrare i veri eroi del nostro tempo, troppo spesso confusi o dimenticati in favore di vacue celebrità “acchiappalike”?
Io credo che il mondo fondamentalmente si divida in due tipologie di persone: quelle che vogliono sapere la verità, e quindi leggono, cercano di capire quelle cose che spesso vengono nascoste; e quelle che, non necessariamente per colpa loro, vivono una vita sedentaria non conoscendo la storia, che scorre su di loro come acqua piovana, e considerano “eroi” gli influencer o le fashion blogger del momento. Chi fa il mio mestiere, quello dell’attore, deve necessariamente impegnarsi affinché la propria professione sia dedicata a un atto sociale e politico. Non sempre ci riusciamo ma io ho avuto la fortuna di poterlo fare scegliendo le cose che volevo fare. Questa mi sembra la cosa più giusta.
Cosa dovrebbe imparare un giovane di oggi, che nel 1978 ancora non era nato, dalla vicenda di Aldo Moro?
Che le cose devono essere meditate, la vita deve essere vissuta appieno senza tralasciare nulla. E impegnarsi soprattutto. Il più grande consiglio che posso dare è di leggere e studiare tanto: conoscere la storia significa anche comprendere quello che c’è stato per gettare le basi di un buon futuro.