Minerva Pictures porta su Amazon Prime Video due documentari che raccontano la storia del motociclismo: ‘Il Mago Mancini‘ e ‘Morbidelli – storie di uomini e di moto veloci‘, due pellicole indipendenti che esplorano questo sport insieme a campioni come Loris Capirossi, Valentino Rossi, Andrea Dovizioso, Mario Lega e Pier Paolo Bianchi e al già citato asso 25enne della Yamaha.
Entrambi i lavori, firmati dal regista Jeffrey Zani, sono disponibili grazie alla distribuzione di Minerva Pictures, che si rivolge così al mondo delle due ruote per raggiungere una vasta platea con due film carichi di significati e sfide, fra imprese umane e sportive.
‘Il Mago Mancini’, in particolare, racconta la storia di Guido Mancini, il tecnico che ha lavorato dietro le quinte degli esordi di futuri campioni del mondo come Rossi, Dovizioso e Morbidelli, spesso costruendo le moto con cui hanno gareggiato. Un ritratto intimo, onesto e romantico, quello proposto dal regista sammarinese, per esplorare aspetti e personaggi spesso marginali nei racconti offerti dai grandi media.
‘Morbidelli – storie di uomini e di moto veloci‘, dall’altra parte, proietta lo spettatore indietro nel tempo, negli anni 70 e nella saga di Giancarlo Morbidelli, il costruttore pesarese scomparso nel febbraio scorso che con le sue moto artigianali riuscì a conquistare quattro titoli mondiali, tutti con piloti italiani, durante una delle epoche più rischiose e rocambolesche del motociclismo. Una storia nata in un retrobottega, la sua, tramontata dopo oltre un decennio e caratterizzata dal coinvolgimento del papà di Valentino Rossi, Graziano, che proprio con Morbidelli ha ottenuto tre vittorie nel Motomondiale.
“Nel mondo delle due ruote, non ho mai conosciuto personaggi che mi hanno stupito più di Giancarlo Morbidelli e di Guido Mancini”, spiega Zani. “Il primo, imprenditore dal guizzo geniale, è l’esempio perfetto di uomo che ha grandi sogni e riesce a realizzarli. Il secondo, invece, è una figura clamorosa. È come se nel mondo del rock si scoprisse che Jimi Page, Eric Clapton e Jeff Beck erano andati dallo stesso maestro di chitarra, e nessuno l’avesse saputo. Qualcosa di incredibile e speciale, che non credo si ripeterà mai“.