L’intimità e la semplicità di una registrazione che sembra “fatta in casa” abbinata alla grande tecnica e all’incredibile talento di Anthony Phillips. Questi sono gli ingredienti principali della nuova re-release del chitarrista britannico “mente musicale” dei primi Genesis, intitolata “The Living Room Concert”. Pubblicato originariamente nel 1995, “The Living Room Concert” è la registrazione di un concerto per la serie Echoes, andata in onda all’epoca su ben 120 stazioni radiofoniche statunitensi. In “The Living Room Concert” sono presenti brani tratti principalmente dagli album solisti di Phillips “The Geese and The Ghost” e “Private Parts and Pieces”, ma il cd è arricchito dalla presenza di ben tre brani non originariamente inseriti, poi c’è anche “Conversation Piece”, brano in cui il notissimo ed acclamato musicista si esibisce alle prese con la sua chitarra 12 corde, di cui è indiscutibilmente “maestro” a livello mondiale e probabilmente il miglior esecutore sulle scene. Anthony Phillips, inoltre, si cimenta nelle vocals nel brano “Which Way the Wind Blows”, in un insieme evocativo che ripercorre il percorso musicale di Anthony fino al 1995 in una selezione di grande interesse e stile.
Abbiamo parlato con Anthony Phillips in occasione della recente re-release di “The Living Room Concert”, presentata da Esoteric Recordings e ne abbiamo approfittato per farci raccontare alcuni dettagli riguardo a come andarono le registrazioni del cd…
“The Living Room Concert” è stato registrato dal vivo in casa, proprio come accade adesso con tanti live streaming che vengono trasmessi in rete per via del Covid19…
Sì, qualcun altro ha già menzionato questo fatto. E’ una pura coincidenza il fatto che US Radio Station all’epoca stesse realizzando il programma Echoes con una serie di concerti che dovevano avere un sapore intimo, come se i musicisti stessero a causa loro a suonare tranquillamente. Era l’idea del ‘living room concert’ ma la ristampa di questo album l’avevamo progettata molto prima dell’emergenza del Covid19. D’altronde chi poteva immaginare che negli ultimi tre o quattro mesi sarebbe successa una cosa del genere nel mondo. Quindi è stato tutto un fatto casuale, non abbiamo detto “ah, ecco il lockdown, allora pubblichiamo questo cd”. La release del disco fu programmata alla fine dell’anno scorso, ancora prima della mia più recente release “Strings of Light”. E’ una coincidenza, potremmo definirlo un “felice incidente” perchè, come dicevi, moltissimi musicisti attualmente stanno intrattenendo il loro pubblico da casa, e in effetti proprio il concetto dei ‘living room concert’ sembra essere pianificato perfettamente intorno al periodo di lockdown, dell’imprigionamento dentro le mura domestiche, o come vogliamo chiamarlo. Per questo motivo la gente potrebbe pensare che il mio cd sia in qualche modo “artificiale” ma non lo è affatto. E’ stato registrato nel 1993, talmente tanti anni fa che non può che essere una strana coincidenza.
“The Living Room Concert” in quell’anno è andato in onda su ben 120 music station statunitensi. La tua musica è sempre stata molto apprezzata negli Stati Uniti, quale fu all’epoca la reazione del pubblico a questa musica?
Non ebbi poi così tanti feedback diretti dall’America, anche perchè all’epoca non c’era nessuno che lavorasse con me dagli States, quindi le uniche reazioni le ebbi dalla compagnia Echoes e dalle stazioni radio parallele. Ricordo che in linea generale il concerto andò molto bene ed ebbi molti commenti lusinghieri ma non ricordo quali furono le opinioni della gente in particolare. Comunque andò così bene al punto che qualche tempo dopo nel 1995 uscì anche l’album relativo, che non era stato progettato perchè inizialmente doveva trattarsi soltanto di un una messa in onda radiofonica dal vivo.
Parliamo delle tue occasionali vocals, per esempio nella canzone “Which Way the Wind Blows”. Non essendo un cantante puro, sei completamente soddisfatto della tua performance?
Io non sarò mai completamente soddisfatto. Avrebbe potuto risultare meglio ma comunque la qualità era sufficiente per accontentarsi. Ma lo ripeto, in questo tipo di concerti anche le piccole imperfezioni riguardanti le esibizioni vocali erano superficiali e non avevano troppo peso. Senza contare che il pubblico in certe occasioni non li nota nemmeno certi particolari sono i musicisti invece ad essere supercritici. Io mi allineo a ciò che pensa la mia audience e devo dire che tutti hanno pensato che questa performance fosse okay.
Questo cd contiene anche tre brani inediti che furono registrati per l’originale broadcast ma non inclusi prima e che tu hai inserito. Un particolare che rende questa re-release ancora più interessante…
Il mio parere è che se devi pubblicare una re-release puoi fare il remastered e il repackaging, ma è importante dare alle persone qualcosa di extra che sia davvero valido. Il mio amico Steve Hackett parla sempre del fatto che troppo spesso circolano vecchi demo o live bootleg di scarsa qualità. Io sono ben lontano dal pensare di aver sempre pubblicato della musica perfetta ma in linea di massima ho cercato di proporre sempre cose che avessero della sostanza. In questo caso tre canzoni è una addizione considerevole. Ora la domanda è piuttosto se la registrazione di queste tre canzoni abbia uno standard qualitativo accettabile ma lascio questa decisione ai miei ascoltatori. I loro sono i migliori giudizi ed io spero che siano positivi.
Il tuo più recente cd di inediti, “Strings of Light”, si è guadagnato delle recensioni davvero brillanti. Ti aspettavi un’affermazione del genere? Di sicuro è un lavoro molto diverso rispetto a “The Living Concert”…
Ovviamente si tratta di materiale molto diverso che proviene da periodi diversi, degli anni ’70 e degli ’80 quello di “The Living Concert” mentre “Strings of Light”, con poche eccezioni, è composto da materiale che risale al massimo a cinque anni fa. Così parliamo di un incredibile numero di anni che separa questi due album e la loro musica. C’è comunque da dire che sono pochi i compositori che nel tempo abbiano cambiato in maniera molto decisa il loro stile o si siano approcciati a cose molto diverse. Quindi diciamo che lo stile musicale dei due dischi ha delle similitudini e chi li ascolterà entrambi penserà che non siano incredibilmente diversi ma alcune differenze ovviamente ci sono. Il lavoro di “Strings of Light” è più maturo e più rifinito dal punto di vista tecnico però di certo ha un link con la mia carriera passata. Quando ascolti “The Living Room Concert” forse puoi dirti: “ah, ecco da dove viene “Strings of Light”, ecco come sono stati sviluppati alcuni di quegli spunti”. Posso dire che “Strings of Light” è il proseguimento di un percorso fatto dallo stesso autore, quindi ci sono ispirazioni differenti ma sviluppate in modo piuttosto simile.