Dopo Radici nel Vento (2019), L’anno più bello (2020) con Aria d’estate Pier Vincenzo Gigliotti conferma la sua attitudine a scrivere della vita e delle sue tante sfumature, i giorni difficili e quelli che ci fanno sentire invincibili. Il valore aggiunto di questo romanzo è che non lascia l’amaro in bocca ma, anzi, ci regala una visione positiva e la speranza che anche una scuola talvolta inadeguata, possa comunque essere luogo d’incontro e crescita.
Pier Vincenzo Gigliotti scrive per passione, tratteggiando con una penna delicata pagine di vita e racconti che “dipinge” con le parole. Osservatore attento di un mondo che cambia rapidamente e testimone di un passato prossimo, con i suoi colori, i sentimenti ed anche tante problematiche che non nasconde mai. Un punto di vista il suo, lucido e obiettivo che non perde di vista, tuttavia, quale sia l’antidoto: l’Amore. Un sentimento che Pier Vincenzo ha il coraggio di mettere al centro della narrazione, senza nascondere la sua vena romantica e delicata. Una scrittura che non cerca di adeguarsi forzatamente ad un linguaggio “modaiolo”, ma si rivolge ai giovani, agli adulti con semplicità e tutta l’eleganza della lingua italiana.
Pier Vincenzo avvocato, ma scrittore per passione?
La scrittura è un modo per riflettere, un esercizio introspettivo, un modo per elaborare ricordi ed esperienze. Sono avvocato ma guardo da sempre al mondo giovanile con curiosità ed attenzione e dal 2018 sono responsabile dei Progetti Speciali dell’US Catanzaro 1929. Ho due figlie adolescenti e mi piace vivere osservandone i punti di vista che evidentemente sono differenti dai miei. Con il mio secondo romanzo L’anno più bello (La Rondine, 2020) ho esordito nella narrativa per ragazzi, avendo la soddisfazione di vederlo scegliere nel Progetto Gutenberg Calabria 2022, dove spero possa arrivare anche Aria d’estate.
Come è nato Aria d’estate?
È nato con l’intento di fare memoriadi quello che la scuola è stata, perché solo conoscendone i limiti, possiamo far sì che possa essere sempre migliore, capace di crescere con i nostri ragazzi, dialogando con loro ed il mondo che cambia.L’avevo in mente da tanto tempo, come tutti i miei libri. Una tessera di un puzzle che non riuscivo a comporre per il quale ho avuto bisogno di tempo: un tassello importante per raccontare quella scuola che ho sempre mal sopportato e patito. Alcuni dei miei compagni hanno avuto delle conseguenze forti e conservo, scolpiti nella mia mente, ricordi che ho voluto condividere.
Cosa racconta questo tuo ultimo romanzo?
Aria d’estate nella cornice dell’Italia degli anni Settanta, racconta un viaggio lungo una vita; un viaggio costellato di prime volte, vissute con l’entusiasmo tipico dei giovani, ma anche di momenti duri, che insegnano a crescere. I temi della discriminazione e della violenza, in un ambiente scolastico retaggio di un’epoca in cui l’educazione andava di pari passo con l’austerità, che ho cercato di trattare con leggerezza, che non è superficialità, ma la maturità per poter guardare dall’alto le cose, cercando anche di comprendere come farne tesoro per costruire qualcosa di migliore.
In che modo ti sei posto nei confronti dei protagonisti?
Ho cercato di mettermi nei loro panni, nelle vite di tutti quei bambini che hanno vissuto giorni complicati a scuola, per tutti i Claudio, i Giacinto, le Giorgia, i Giovanni, perché non riaccada, per non dimenticare. Per Giovanni che passa le sue giornate a rincorrere un pallone sgonfio, in un tempo in cui non ci sono social e le vetrine dei negozi mostrano i walkie-talkie al posto degli smartphone. Per le sfide che dovrà fronteggiare tra i banchi della scuola elementare, dove insieme ai suoi compagni, scoprirà l’importanza dei legami affettivi e dell’altruismo, in un mondo in cui non tutto va come dovrebbe.
Aria d’estate è un romanzo che non lascia l’amaro in bocca, perché a vincere è l’amore…
Sì, è così: nonostante tutto, quello che vince è l’amore, che guarisce qualunque cosa e forse, è stato proprio il sentimento che ci ha aiutati a diventare grandi. Ho lasciato che venisse fuori la mia vena romantica e la colonna sonora, se fosse un film, sarebbero le canzoni di Claudio Baglioni.
Terzo romanzo scritto in soli quattro anni: rispetto ai precedenti ti ha impegnato di più o è stato più semplice vista ormai la tua esperienza?
In quattro anni ho scritto tre libri, rubando ore al sonno, la notte. Aria d’estate, mi ha impegnato sedici mesi in cui ho intrapreso un lungo viaggio a ritroso, nei ricordi. La scrittura è terapeutica per me, come ho detto prima, mi aiuta a tirare fuori quello che ho dentro, superando anche la mia timidezza. Volevo raccontare una storia duratura, positiva, che grazie alla condivisione trovasse soluzione nella felicità, ma questo rispetto ai precedenti mi ha messo alla prova. Probabilmente perché il più intimo, personale e nonostante fosse dovesse essere il primo per urgenza, ho dovuto aspettare il momento giusto per farlo.
Un libro è come un figlio, ora che è affidato ai tuoi lettori, quali sono le tue emozioni?
Sono piacevolmente sorpreso perché andiamo già in ristampa e mi emoziono molto quando chi lo ha acquistato dice di averlo letto tutto d’un fiato, confermandomi che ha suscitato riflessioni o riacceso ricordi. Una bellissima sensazione che mi rende felice ed esaudisce quello che avevo desiderato. Sto cominciando a fare un po’ di presentazioni perché è solo confrontandomi con il mio pubblico, che il libro prende vita e diventa strumento per tutti e vivo questi momenti con grande intensità.
Grazie per la chiacchierata. Prima di salutarci vuoi dedicare a qualcuno in particolare il tuo Aria d’estate?
Dedico questo libro a tutti quei ragazzi che come me hanno vissuto quella scuola, come me hanno avuto poca voce, come me ne hanno sofferto. A quelli che come me hanno avuto una grande rabbia nei confronti degli educatori, degli insegnanti e fastidio ogni volta che si parlava di scuola. Oggi sono cresciuto e ho cambiato un po’ il mio punto di vista e spero che nella lettura di questo romanzo si possano trovare gli spunti per migliorare e crescere nel dialogo con i ragazzi e con il mondo tutto che così velocemente va avanti proiettandoci nel futuro.
(photo credit: Alessandro Marazziti)