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Carlotta Rondana, sul palco della vita "sin prisa, sin pausa" (intervista)
INTERVISTE

Carlotta Rondana, sul palco della vita “sin prisa, sin pausa” (intervista)

Fino al prossimo 17 gennaio è in scena al Teatro Tirso de Molina di Roma Io e Tu – Sketch & Comedy con la travolgente carica di simpatia che caratterizza da sempre Pablo & Pedro. Sul palco, insieme al duo comico, spiccano il volto, la fantasia e la bravura di Carlotta Rondana, una delle attrici più promettenti del panorama italiano.

Già protagonista di numerosi film come Loro di Paolo Sorrentino e Father di Pasquale Squitieri, Carlotta è un volto noto anche nel mondo delle serie tv e della pubblicità. E non solo: prossimamente infatti debutterà anche come scrittrice pubblicando “un romanzo di formazione per adulti”.

Sei in scena al Teatro Tirso de Molina con Pablo & Pedro in “Io e Tu – Sketch & Comedy”. Cosa dobbiamo aspettarci da questo spettacolo?

L’inaspettato! (ride ndr). Come preannuncia il titolo, si tratta di uno spettacolo che ci vede giocare tra commedia e cabaret, un punto di forza da sempre di Pablo & Pedro. Lo show – scandito da ritmi dinamici, continui ribaltamenti e scambi di ruoli tra noi tre – è ambientato all’interno dell’officina creativa dei due comici, dove irrompe in maniera frizzante e un po’ stravagante un’immagine femminile che comincia a giocare e a creare con loro nuovi sketch che si propongono di affrontare temi di attualità che invogliano alla riflessione, senza mai smettere di suscitare la risata. Durante lo spettacolo – che mostra al pubblico non solo il risultato del percorso creativo dell’artista ma anche parte dello stesso – emergono alcune domande affascinanti: per esempio “Cosa sarebbe l’uomo senza il rapporto con l’immagine femminile?”, “Cos’è veramente l’amicizia e siamo in grado di chiamare così un rapporto per sempre?”. Domande importanti che lo spettacolo fa e si fa, senza escludere mai il sorriso.

Com’è lavorare con questi due comici? Qual è il segreto del loro successo?

Lavorare con Fabrizio e Nico è sempre entusiasmante ed è forse inutile dirlo, estremamente divertente. Ritrovarci in prova a lavorare su uno sketch, magari già proposto al pubblico o provato per giorni e non poter fare a meno di ridere, rende il lavoro un piacere, come la continua evoluzione dei pezzi e dei personaggi. Essere all’opera insieme è un costante stimolo ed un rinnovarsi, rendendo la fatica del lavoro una condivisione a cui non si ha voglia di rinunciare. E credo sia proprio questo il loro segreto: quella piccola lucina negli occhi che si accende di fronte ad una nuova idea, ad uno stimolo o ad un’intuizione. Il coraggio di non aver paura di rischiare, la sana incoscienza dei bambini e la voglia di giocare.

carlotta rondana

Quanto sei legata a Roma, la tua città? Ti manca quando sei in giro per lavoro?

Roma è una città che incanta, soprattutto quando non si è presi dalla routine, ed io provo a fare in modo che ogni giorno sia una nuova e diversa opportunità. Poetica, romantica, malinconica: è così piena di bellezza Roma che può accompagnare ogni stato dell’anima. Sarò sincera però: non mi manca quando sono fuori per lavoro. Mi piace il mondo e voglio assaggiarlo tutto. Questo mestiere offre grandi opportunità come quella di essere in una settimana in tre posti diversi e, cosa che amo molto, mangiare specialità tra le più disparate. Devo ammettere, però, che come si mangiava a casa di mia nonna, non si mangia da nessuna parte!

Come accade che una ragazza con una laurea in scienze politiche in tasca scelga di diventare un’attrice?

La mia laurea in scienze politiche in realtà non è arrivata prima della mia passione per l’arte: è stata più un’importante tappa personale per cercare di diventare una donna intelligente. Sia chiaro: per essere donne intelligenti non è necessaria una laurea ma nel mio percorso personale è stata una tappa da provare. Sono estremamente curiosa e volevo fare questa esperienza per avere qualche strumento in più, per giocare nel mondo. Non ho mai pensato di utilizzare la laurea per trovare un lavoro che non fosse quello di vivere d’arte, di cultura e di bellezza.

Recitare è una scelta professionale o di vita?

Difficile rispondere, non so in realtà se sia una scelta. Nel mio caso forse non lo è stata, è successo, come quando t’innamori di un uomo o di una donna. Ed esattamente allo stesso modo questo rapporto crea turbamenti, fa faticare e fa fare tante domande, ma fin quando lo riconosci come amore, ossia come qualche cosa che tira fuori la versione migliore di te, ne vale la pena.

Sei giovanissima ma hai maturato già molta esperienza sia in teatro che al cinema e in tv. Ti senti più a tuo agio davanti ad una cinepresa o sul palcoscenico?

Onestamente recitare è una dimensione che mi fa stare comoda, nell’accezione migliore della parola, mi sento a mio agio in ciascuna delle forme in cui ho la possibilità di farlo. Finire una giornata di lavoro davanti la telecamera o una replica in teatro, mi fa sentire appagata e affamata insieme. Il desiderio e la coscienza di poterlo fare ancora. Il teatro è affascinante, un’esperienza di vissuto emozionale straordinaria ed il cinema in modo diverso è in egual misura pieno di fascino ed ha un potere attrattivo irresistibile. Quando ci si può impegnare per provare ad avere tutto, perché scegliere?

carlotta rondanaHai lavorato con Paolo Sorrentino e Pasquale Squitieri. Cosa ricordi con maggiore piacere di questi due “maestri”?

“Maestri” è un termine che si è un po’ perso ma è importante accorgersi di avere davanti qualcuno che può insegnare molto. L’esperienza con Squitieri è stata scandita dalla mia incoscienza. Non avevo neanche 20 anni e mi cambiavo con la magnifica Claudia Cardinale per una scena da girare di lì a poco: ricordo che le guardai le gambe e le dissi una cosa come “Hai delle gambe bellissime”. Lei cominciò a ridere, tanto. Era davvero bellissima e continua ad esserlo. Squitieri era divertente per me da osservare mentre si muoveva sul set, una novità, aveva un modo piacevole di interagire per spiegare le scene, potrei definirlo “accogliente”. Crescendo non ho perso neanche un grammo di incoscienza ed è proprio questa ad avermi permesso di godere senza timori dell’esperienza professionale con Paolo Sorrentino. Già il primo provino fu scandito da una piacevole condivisione di risate che mi hanno accompagnata fino all’ultimo ciak. Uno dei due ruoli da me interpretati, quello di Rita L. Montalcini, è stato girato infatti in una delle ultime settimane di riprese e lo ricordo con enorme piacere, sia per la realtà umana del regista – informale, divertente e divertito dal lavoro e dallo scambio creativo – sia per la sua professionalità. Ogni volta che ero sul set trovavo entusiasmante avere la possibilità di vederlo osservare la scena, scrutarla, inquadrandola prima con gli occhi e poi con la telecamera.

Stai per pubblicare il tuo primo libro. Puoi darci qualche anticipazione?

E’ davvero una bella emozione. Premetto che non so parlare del mio libro ma posso dire che l’eroe è senza dubbio il lettore ovvero l’occhio che osserva l’alternarsi di alcune vite che raccontano, anche nelle loro miserie, una storia ambientata in un porto di una città come tante, in cui un universo di solitudini si sfiorano. Non è una storia drammatica, potrei impropriamente e con licenza poetica definirlo “romanzo di formazione per adulti, scritto da qualcuno che ha solo da imparare”.

Nella tua bio sui social scrivi “Sin prisa, sin pausa” (Senza fretta ma senza pausa). E’ questo secondo te il modo giusto per affrontare la vita?

Non so se è il modo in assoluto giusto per affrontare la vita. Se penso alla parola affrontare sorrido perché sul vocabolario la prima definizione di affrontare è “Assalire, andare decisamente incontro a qualcuno, di solito con intenzione ostile”. Dunque mi verrebbe da dire che forse non sono io che affronto la vita ma è la vita che ogni tanto affronta me. “Sin prisa, sin pausa” per me è una conquista, spero solo una delle tante. “Senza fretta” nel concedersi all’imprevedibilità del momento e “senza pausa” perché i sogni non devono stare nei cassetti o nelle tasche ma tra le mani. I bambini ci insegnano anche questo: quando tengono particolarmente a qualcosa – che sia un gioco, un sassolino o dei colori – lo tengono tra le mani e non lo lasciano, se non per condividerlo con qualcuno di cui si fidano, in grado di giocare con loro.