Dal 4 aprile L’EDUCAZIONE DI REY porta il cinema argentino anche nelle sale italiane. Al centro del film d’esordio del regista Santiago Esteves, criminalità, crisi sociale e famiglia.
Reynaldo è uno dei tanti giovani di Mendoza, in Argentina, a dover vivere di criminalità. Fa parte di quella generazione del Sud America invisibile al mondo. Nel suo difficile percorso incontra Carlos, un uomo in pensione dal cuore grande e dal passato difficile, che aprirà la porta di casa sua a Rey. L’EDUCAZIONE DI REY parte da qui, nei dialoghi brevi ma preziosi fra due generazioni.
Nel ruolo di Reynaldo troviamo Matias Encinas, giovanissimo attore emergente del panorama cinematografico sud americano, mentre German de Silva, uno dei volti più noti del grande schermo argentino, interpreta Carlo.
L’EDUCAZIONE DI REY era stato pensato inizialmente come una serie di otto episodi, per trasformarsi infine in un film. E’ un thriller criminale dai toni pacati e sottili, con una leggerezza registica che lo rende incredibilmente lucido e neorealista. A tratti pasoliniano, mette in luce temi importanti per l’Argentina. Nella nostra lunga intervista telefonica con il regista Santiago Esteves, ci ha spiegato il perché del cambio di rotta verso il lungometraggio: “L’educazione di Rey è stato presentato per la prima volta come una serie a Mendoza, la provincia argentina in cui è stato ambientato e girato il film. Volevamo che fosse una serie perché era il modo più diretto per arrivare alle persone del posto (a Mendoza si producono pochissimo cinema e televisione). Vedendolo in tv, pensavamo si potesse aprire un dibattito pubblico con più facilità – continua Esteves – Quando ho finito di montare la serie, però, ho capito che era possibile mettere insieme una storia che fosse più diretta, concentrandosi maggiormente sulla relazione tra Rey e Carlos. Per fortuna, trasformarlo in un film è stato il modo in cui la storia è riuscita a superare i limiti della regione ed avere una risonanza nazionale.”
Thriller, pistole, polizia e criminalità. L’EDUCAZIONE DI REY, però, non è soltanto questo. Santiago Esteves, insieme al co-sceneggiatore Juan Manuel Bordon, apre uno squarcio molto profondo sui problemi della vita nel sud america.
Quella di Rey è una figura drammatica. E’ lo specchio di un futuro difficile per la nuova generazione argentina. La corruzione delle forze dell’ordine, la necessità di girare con un’arma, una madre incapace. L’EDUCAZIONE DI REY è tanto crudo quanto umano, tra la bellezza e l’ostilità dei paesaggi argentini dove il regista è cresciuto. Santiago Esteves ci ha raccontato cosa significa fare questo tipo di cinema in Argentina: “Quando abbiamo iniziato a scrivere la sceneggiatura, una delle principali motivazioni che avevamo era quella di raccontare la storia di Rey e Carlos da una prospettiva classica: volevamo fare un romanzo di formazione nell’Argentina contemporanea. Era un modo per allontanarci dal modo in cui i media del nostro paese – insieme ad alcune fiction televisive – affrontano questi problemi, aumentando sempre la paura verso i ragazzi che commettono crimini e proponendo una punizione immediata, che di solito cade nelle mani della stessa polizia corrotta – continua il regista –Di fronte a problemi complessi come quelli che viviamo in Argentina, il cinema dovrebbe aiutarci a guardare in modo diverso problematiche e questioni a noi più vicine. Speriamo che il cinema del nostro paese possa contribuire in tal senso”
L’EDUCAZIONE DI REY è anche confronto tra due generazioni, quella di Rey e quella di Carlos. La saggezza del maestro e l’incoscienza dell’allievo che, silenziosamente e con umiltà, ascolta e impara.
Al regista Santiago Esteves abbiamo chiesto cosa vuol dire per lui lavorare con due attori così “lontani” dal punto di vista generazionale e, soprattutto, come è stato coordinarli nel ruolo di protagonisti. “Lavorare con Matías Encinas (Rey) e con Germán De Silva (Carlos) è stata una delle cose migliori che potessero capitare – racconta Esteves – Da un lato, Matías aveva 16 anni quando abbiamo iniziato le riprese, non aveva esperienza come attore e durante il processo l’ho visto trasformarsi in un vero e proprio interprete. È stato un piacere vivere questa esperienza, vedere tutto il potenziale di un ragazzo di quell’età, la sua energia. D’altro, Germán è uno dei migliori attori argentini, con una carriera molto lunga. L’incontro tra qualcuno che apprende un’arte e un altro che la conosce molto bene è sicuramente ciò che volevo mostrare nel film” conclude Santiago Esteves.
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