«Ho sempre amato scrivere, fin da bambina. Fu mio nonno a insegnarmi a leggere con l’ausilio del quotidiano che comprava tutte le mattine, così, per gioco. Ma io imparai sul serio, e assieme alla lettura mi appassionai fin da subito alla scrittura»: Elisabetta Aldrovandi, avvocato, ha debuttato come scrittrice nelle scorse settimane.
“Castigata” è il suo romanzo d’esordio. Un romanzo al femminile, introspettivo, profondo e al tempo stesso scorrevole. Nella sua protagonista, Ludovica, si può infatti immedesimare chiunque. «Ricordo che iniziai a scrivere le prime storielle inventate in sala da pranzo, ancora prima di cominciare le elementari. Poi accantonai quella passione, sfruttandola solo per i temi a scuola e per la professione di avvocato, fino a che, un paio d’anni fa, complice il periodo pandemico che ci ha costretti tutti in casa, ho avuto il tempo e la spinta per riaprire quel cassetto in cui quel sogno giaceva, in attesa di essere risvegliato e realizzato. Mi sono appassionata così tanto alla scrittura, tornando a provare le stesse sensazioni di un tempo, che sto già scrivendo un nuovo romanzo, completamente diverso dal primo».
Alla professione forense Elisabetta Aldrovandi affianca l’impegno come docente di “Criminologia e vittimologia” e l’impegno sociale. In virtù della sua specializzazione in diritto di famiglia, dal 2017 è Presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime. Il titolo che ha scelto, “Castigata“, desta non poca curiosità. «In realtà ho deciso il titolo ancora prima di scrivere il romanzo. Avevo in mente di scrivere la storia di una donna adulta inizialmente irrisolta che intraprendeva un percorso di auto consapevolezza, ma non sapevo come avrei sviluppato la trama. La parola “castigata” mi è piaciuta perché ha un duplice significato, di “pudica” e “punita”. Come tanti aspetti e vicissitudini della vita, che spesso assumono un senso diverso, a seconda dell’angolazione da cui li si guarda».
Chi dovrebbe leggere il suo libro, e perché?
«Tutti possono leggerlo. Nonostante il titolo e nonostante la protagonista sia una donna, è un romanzo apprezzato anche dagli uomini, e il fatto mi lusinga molto. Credo che gli stati d’animo e le vicende raccontate possano essere vissute da tutti, indipendentemente dall’appartenenza di genere».
Quanto c’è di suo nella protagonista?
«Ludovica è un personaggio di fantasia. Tuttavia, ci sono alcuni aspetti di lei che mi rappresentano, come il suo amore per il buon cibo e per gli animali e l’esuberanza del suo carattere, mentre a differenza sua non sono schiava dell’impulsività, che spesso la porta a conclusioni affrettate e deduzioni sbagliate»
Cosa apprezza di lei in particolar modo?
«Senza dubbio il fatto che sa mettersi in gioco. Soprattutto Ludovica sa affrontare con ironia e sano spirito di autoconservazione prove molto difficili, in parte capitate per caso, in parte da lei provocate».
Ludovica è molto attaccata a sua nonna, mentre ha un rapporto conflittuale con sua madre: come sono stati i rapporti con i suoi familiari?
«Da adolescente ho avuto le classiche conflittualità che spesso si verificano tra genitori e figli. Ammetto di essere stata una ragazzina piuttosto ribelle e soprattutto ostinata, era impossibile farmi desistere se mi mettevo in testa qualcosa. Solo a distanza di anni ho capito la pazienza e l’amore infinito che i miei genitori hanno avuto nei miei confronti e hanno tuttora. Non devo essere stata una figlia semplice, almeno in certi momenti! Ma spero che siano orgogliosi di me, li amo profondamente e non sopporterei di deluderli. Sono le mie radici emotive. Poi, c’era mio nonno. “Castigata” è dedicato anche a lui. Tanti anni fa è andato in un mondo migliore di questo, ma è sempre con me e dentro di me. E sì, il rapporto tra Ludovica e sua nonna rispecchia per tanti aspetti quello tra me e mio nonno».
Ludovica è una donna moderna che sembra rifuggire le storie serie. Quanto di questo suo atteggiamento è dovuto alle pressioni sociali per cui una donna deve concentrarsi principalmente sulla carriera rispetto ai sentimenti?
«Noi donne siamo costantemente sfidate a essere come e più degli uomini. Questo è, secondo me, il grande inganno in cui è caduto il femminismo” classico”. Ossia, di spingere le donne a essere uguali agli uomini, a comportarsi come gli uomini, dimenticando che sono proprio le nostre caratteristiche, così uniche e irripetibili, a renderci diverse e per questo meritevoli delle stesse opportunità. La libertà sentimentale di Ludovica rispecchia il desiderio di essere libera di intraprendere più relazioni, senza il timore di essere giudicata. Esattamente come accade a un uomo».
Ludovica riesce a perdonare uno sgarro compiuto intenzionalmente: lei perdona o dimentica? O si vendica?
«Tendo a dimenticare. A perdonare, non lo so in realtà. In ogni caso, proprio perché tendo a pensare che gli altri si comportano con me come io faccio con il prossimo, le cattiverie e i tradimenti sono difficili da digerire, ma l’importante è lasciare la meschinità macerare in animi aridi ed egoisti e non lasciarsene influenzare. Continuo ad avere fiducia nel prossimo, non sono certo alcuni incidenti di percorso che possono farmi desistere dal mio convincimento che l’animo umano è capace di grandi slanci positivi».
Ha scelto di pubblicare il suo libro direttamente tramite la piattaforma Amazon: una scelta moderna e al tempo stesso rischiosa. Qual è dunque il bilancio di questa esperienza?
«Un bilancio assolutamente positivo. Il self-pubishing consente di decidere in piena autonomia qualsiasi aspetto del romanzo, e consente comunque all’autore di organizzare presentazioni ed eventi legati alla propria opera. Inoltre, è una vetrina molto importante, se si tiene conto che la maggior parte dei libri, in Italia, viene venduto tramite questa piattaforma».
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