Gerry è il nuovo singolo di Giancarlo Di Muoio: una canzone manifesto per riflettere su quanti uomini e donne perdano la vita sul lavoro.
La cronaca ogni giorno è piena di notizie, alle quali purtroppo l’opinione pubblica sembra essere assuefatta. Gerry non è solo il padre del cantautore, morto sul lavoro nel marzo del 2020, ma vuole dare voce alle tante vittime. Un testo importante che racconta con semplicità sentimenti profondi e una musica che dalla malinconia dell’assenza, si apre e cresce, in un brano che celebra la vita. Giancarlo Di Muoio, musicoterapeuta e cantautore, dopo l’incontro fortunato con Fabio Concato, con il quale ha inciso nella primavera del 2010 il singolo Amico mio, inizia di fatto una nuova carriera come cantautore, consapevolmente rivolta al sociale.
Oggi Giancarlo si racconta per noi, condividendo la passione per il suo mestiere dove si intrecciano indissolubilmente la musica e la musicoterapia.
Com’è nata questa canzone?
Per la prima volta ho avuto la sensazione di non averla scritta io. Me la sono ritrovata dentro come se arrivasse da qualcuno, qualcosa di più grande di me. Sono musicoterapeuta oltre che cantautore ed ho sempre scritto musica e parole insieme. Per la prima volta ho sperimentato davvero su di me, il potere della musicoterapia, dove la musica prima si interiorizza per poi diventare parola. Fa guardare dentro, ricordare delle cose, riportandole in superficie, diventando consapevoli. Un evento traumatico, un dolore immenso mi ha travolto e la musica mi è venuta in aiuto, inconsapevolmente, mi sono curato.
Una perdita, dolorosa ed improvvisa, che non ti ha “piegato” ma spinto a cercare dentro di te. Raccontaci…
Stavo facendo un percorso su me stesso, un viaggio nella vita, analizzandone ogni sfumatura. Mancavano i colori scuri, ineluttabili della perdita, che sono arrivati con la morte di mio padre Gerardo. A lui devo la mia passione e lo studio della musica, che è diventata il mio mestiere. Papà, ex trombettista, ha perso la vita in un incidente sul lavoro il 28 marzo 2020 in Bulgaria, dove si occupava di portare il gas nelle nostre case. Eravamo in piena pandemia, per questo non abbiamo potuto rivederlo e solo grazie ad un periglioso iter burocratico e al Consolato, lo abbiamo riportato a casa. Una perdita dolorosa e difficile da elaborare. Non mi ha piegato il dolore, anche se la mia vita è stata travolta e “stravolta”. Lo dovevo a mio padre a tutto ciò che ci ha lasciato. La sua fine è il mio ripartire, un nuovo inizio.
In che modo è stata un “nuovo inizio”?
La necessità di elaborare un dolore così grande, mi ha spinto a cercare dentro di me, a scavare. Tutto quello che lui ha saputo darmi, doveva per forza non morire con lui, ma fiorire ancora e ancora. Ho cercato un senso, una ragione. Mio padre è caduto come un seme: il suo ricordo, i suoi insegnamenti, i sorrisi i gesti che ha fatto non solo con la sua famiglia, ma con chiunque abbia incontrato, devono fiorire, diffondersi. In questo modo Gerry continuerà a vivere. La musica è il mio mestiere e la mia missione: questo nuovo percorso tracciato con Gerryvuole essere un nuovo viaggio nella vita, artistico e personale. Il primo di una serie di tappe che si concretizzeranno in un album, Sulla Strada, che ne racchiude perfettamente il significato e al quale stiamo lavorando alacremente.
Quali sono i tuoi sentimenti, oggi che Gerry è realtà?
Non vedo l’ora di cantarlo in pubblico, perché sono sicuro che la sua forza, la sua magia saranno ancora più grandi. È un’esigenza fisica che sento davvero molto, perché suonarlo e cantarlo da vivo regalerà emozioni a me e, ne sono sicuro, anche al pubblico. Durante le interviste, anche adesso, sento mio padre molto vicinoe sono certo che sentirò la sua presenza anche in concerto. Spero davvero con tutto il cuore che questa canzone possa dare voce a quanti non l’hanno avuta, possa diventare per tanti un messaggio da condividere. Le morti sul lavoro sono tragedie che non possiamo archiviare con numeri o dati statistici: sono uomini e donne, con nome e cognome, sono mogli, mariti, figli, affetti che non si possono cancellare. Cantarlo in pubblico, veicolare questo messaggio il più possibile, al di là e al di fuori del solo 1° maggio, è il mio obiettivo.
Giancarlo cosa ha significato l’incontro con Fabio Concato, col quale hai inciso il singolo Amico Mio?
Tantissimo. Per me è un vero maestro, anche se lui si imbarazza a sentirmelo dire… È stato un incontro importante che ha determinato il mio nuovo percorso come cantautore. Con lui mi confronto ancora oggi e gli sono davvero grato per la consapevolezza che ho acquisito nella scrittura.
Sei un cantautore che coniuga musica ed impegno sociale. Dopo Amico Mio, hai pubblicato un brano dedicato al Sindaco Pescatore…
Il sindaco Vassallo è morto il 5 settembre 2010, mentre ero in promozione con Amico mio e la notizia mi ha colpito da vicino, perché arrivo da quel territorio e ho sentito l’esigenza di scrivere. Il Sindaco Pescatore scritto nel 2010 è stato pubblicato nel 2016 comeil film con Sergio Castellitto e la trasposizione teatrale con Ettore Bassi.