Quale forma può assumere l’acqua? Per Guillermo del Toro – vincitore con La forma dell’acqua (The shape of water) del Leone d’Oro alla 74/ma Mostra di Venezia e di 4 premi Oscar, tra cui quello come miglior film e miglior regia – l’acqua può avere la forma di un liquido gorgogliante che bolle per cuocere le uova che, ogni giorno, Elisa (Sally Hawkins) prepara in modo metodico nella sua modesta casa americana, in piena Guerra Fredda. L’acqua può avere la forma di un lenzuolo caldo che la avvolge nella sua vasca dove, ogni giorno, si masturba nella massima solitudine. E sempre l’acqua è l’elemento vitale del mostro marino (Doug Jones) che viene catturato e imprigionato in una vasca nel laboratorio segreto in cui Elisa, sempre ogni giorno, svolge la mansione di addetta alle pulizie.
Non può parlare, Elisa, ma ha tanto da dire. A Giles (Richard Jenkins), il suo vicino di casa omosessuale, nonché migliore amico e compagno di “sventure” in un mondo troppo ossessionato dal terrore nei confronti del diverso. A Zelda (Octavia Spencer, magnifica come sempre), sua collega e “confidente”, interprete dei suoi pensieri e delle sue parole non dette. E al mostro, che si affiderà e si fiderà solo di lei, dopo che gli avrà offerto un uovo in un primo, tenerissimo incontro, per esplorare un mondo che non gli appartiene e a cui non è sicuro di voler appartenere. Tre “diversi”: attraverso loro il regista abbraccia le tre grandi “paure” dei nostri giorni.
E se il mondo degli umani sembra bistrattare Elisa, la giovane si abbandona al soprannaturale prendendosi cura della creatura e difendendola dalle grinfie di russi, americani e soprattutto di Strickland (Michael Shannon), capo della sicurezza e implacabile aguzzino che vede nel mostro l’opportunità di una vita.
In quello che possiamo a ragione definire un romantico tuffo nel mondo sommerso della solitudine, della malinconia e dell’incomprensione, Guillermo del Toro dipinge ancora una volta un affresco romantico e struggente, accompagnato dalla fotografia “liquida” di Dan Laustsen e dalle note soavi di Alexandre Desplat, prendendo per mano il pubblico e immergendolo in un sogno romantico e rispettoso dove tutto, persino una cicatrice sul collo, è opinabile e soggetto a interpretazione.
Strizzando l’occhio a Il mostro della laguna nera e ai film fantascientifici degli anni ’50, La forma dell’acqua continua a collezionare premi in tutto il mondo, probabilmente anche grazie alla semplicità e alla delicatezza con cui racconta in modo estremamente naturale il tema più moderno e discusso dei nostri tempi: la paura del diverso.
di Claudio Questa (photo credits Instagram)
Guarda il trailer de La forma dell’acqua (The shape of water):