Dopo la recente ripubblicazione dell’album “Il giardino degli inconcludenti“, Hale ha lanciato un nuovo singolo tratto proprio dalla sua prima avventura discografica: “La più bella di tutte“.
Un esempio di cantautorato maturo, nonostante la giovane età del cantautore e polistrumentista di origine campane, che confida a Zoom Magazine: “È una canzone che ho scritto per dare un senso al sentirsi fragili e impotenti di fronte a qualcosa che non è andata come speravi, diventando proprio tutto l’opposto“.
Hale, come nasce “La più bella di tutte”?
È una canzone che ho scritto di notte – come la maggior parte delle mie canzoni, del resto – dopo aver raccolto la consapevolezza che quello che sembrava quasi un sogno era in realtà un vicolo cieco per il cuore. Da una parte ci ho sofferto tanto… ma dall’altra, dando un nome alla delusione, sono riuscito a trovare un senso anche allo stare male.
Del tuo primo album, c’è un brano a cui sei maggiormente legato?
Essendo tutti legati dallo stesso filo conduttore, ai miei occhi sono tutti importanti. Se proprio dovessi scegliere ti direi Emma Watson, che per tematica è una sorta di prequel/sequel de La più bella di tutte.
Le tue influenze musicali?
Vengo dal cantautorato italiano e apprezzo molto anche quello internazionale. Sono cresciuto con i dischi di Baglioni e Dalla, grazie a mio padre.
Il duetto dei tuoi sogni?
Renato Zero. Poi posso morire felice (ride, ndr)
Tra un anno, a livello professionale, come ti piacerebbe vederti?
Tra un anno vorrei aver fatto un passo importante verso il perseguimento del sogno a cui lavoro praticamente da tutta la vita. Sicuramente vorrei vedere il mio secondo album aver preso finalmente vita e magari annunciare il mio primo tour importante… virus permettendo!