Così siete tutti esperti di film horror vero? E scommetto che ne avete visti tanti.
Sinceramente… siete davvero riusciti ad arrivare alla fine di molti di loro? Spero di sì! Ma scommetto che ce ne sono alcuni di cui non avete sopportato nemmeno i primi 10 minuti.
Parliamoci chiaro. Ci sono film che si lasciano vedere fino alla fine con somma soddisfazione. Molti, invece, per trama e realizzazione sono un tormento da portare a termine. E poi ci sono quelli che per tema trattato, effetti visivi e molto altro, non si riescono a finire.
Eccone alcuni che vi sfido a vedere fino alla fine.
Teeth.
Mitchell Lichtenstein ci mette davanti ad una paura adolescenziale: il sesso. La nostra protagonista soffre di “vagina dentata”.
Sì, avete letto bene. Ha i denti “lì sotto”.
Potete immaginare il resto del film.
Una metafora dello stupro, dei danni non solo fisici ma, soprattutto, mentali.
Eppure, arrivare alla fine di questa pellicola non sarà cosa da tutti.
Mother
Darren Aronofsky, si sa, non è che sia del tutto nella norma, quando gira i suoi film. Quasi come Von Trier, ma in questo film si supera per quanti elementi disturbanti inserisce.
Soprattutto quando vediamo un uomo prendere suo figlio appena nato, portarlo fuori mentre la moglie urla e implora, e lo mangia davanti ai suoi fan urlanti e adoranti. Sì, una metafora di Saturno che divora suo figlio, per carità, ma non è solo questo il motivo per cui riuscire a finire di vedere “Mother” sarà una impresa diciamo, non da tutti.
RAW
Siete contro i vegani? Bene, anche Julia Ducournau!
Nel suo film, infatti, vediamo come una studentessa di veterinaria, vegana al cento per cento, di improvviso subisce l’impulso di mangiare carne.
Quale? Cavallo? Manzo? Coniglio? Pollo? ERRORE!
Secondo me lo avete capito, ma già la scena del dito mozzato mangiato con amore da un certo disturbo allo spettatore. Un film di denuncia sui gravi danni di mangiare solo carne? Forse. Non lo so dire con certezza, visto che non sono riuscito a finirlo.
A Serbian Film.
Per fortuna ho visto questo film prima di diventare padre. Ora non ce la farei a vedere nemmeno i primi dieci secondi.
Srdjan Spasojevic racconta la storia di un porno star, Milos, che per ottenere un bel gruzzolo deve partecipare ad un film in cui dovrà fare tutto… ma proprio tutto quello che gli viene detto. Sulla falsa scia di Hostel, ma più crudo, duro, surreale. La scena del “feto” penso non la dimenticherò tanto facilmente. Il regista si è giustificato dicendo che dietro vi è un messaggio social politico della situazione serba attuale. Sì, ci posso credere, ma non penso che lo rivedrò per verificare la veridicità della sua affermazione.
Hereditary
Qui siamo davanti ad una storia quasi autobiografica di Ari Aster. Non troverete laghi di sangue, peni mozzati, eviscerazioni casuali, bensì il dolore, quello vero, di una storia di famiglia.
Pare quasi di sentire la sofferenza del regista per quello che aveva passato qualche tempo prima. Di cose disturbanti ce ne sono, soprattutto con il procedere del film il rapporto della protagonista con figli e marito viene a degradarsi sempre di più, fino a…
Non ve lo posso dire, dovete vederlo. Anche se sarà faticoso.
Green Inferno
Eli Roth lo conosciamo bene. Per sua stessa ammissione questo film è un grande omaggio a Mondo Cane e Cannibal Holocaust, film ‘raw’, che già a quei tempi era difficoltoso portare a termine.
Il nostro Roth spinge l’acceleratore sul cattivo gusto e sulle scene disturbanti.
Riuscendo in pieno nel suo intento.
Martyrs
Non possiamo scordare, in questa lista, i francesi, che per un certo periodo ebbero a cimentarsi con horror di un certo livello di violenza. Pascal Laugier, per esempio, ci butta in questo film così violento che persino io ho avuto momenti in cui ho messo pausa per fumare un sigaro e ricominciare. Il bello del tutto è che non è un film horror su zombie e cose similari, bensì sulla religione e la fede.
Il finale è distruttivo, totalmente, se avete superato gli orrori e le sevizie a cui la protagonista viene sottoposta. Io vi ho avvertito, fate voi.
The Woman
Immagino come se la rideva il regista Lucky McKee quando ha visto la gente vomitare nei sacchetti dati al cinema per la prima di questo film.
La trama è basilare: trovo una donna selvaggia nel bosco, io – da bravo Redneck – cerco di civilizzarla dopo averla chiusa a chiave nello scantinato, con metodi non proprio ortodossi. Disturbante dalla prima all’ultima, catartica, scena. Però, nonostante tutto, sotto cè un messaggio sociale. A voi scoprirlo.
The Angel’s Melancholy
Anche i tedeschi, quando ci si mettono, creano delle cose abbastanza assurde.
In questo film troverete di tutto: sesso, violenza, droghe, abusi, usi e costumi.
La trama? Qualcosa che solo il regista Marian Dora sa. Probabilmente qualcosa di filosofico ma non importa. Non credo riuscirete a finirne la visione.
E per terminare questo primo giro sulle giostre della paura e disgusto…
The House That Jack Built
Lars Von Trier, dopo The Kingdom, Melchonia, Antichrist, Nymphomaniac, torna con un horror?
Diciamo di sì e alquanto disturbante.
12 anni di vita di un serial killer che parla con un certo Virgilio, in dantesca visione della discesa all’inferno. Quasi una seduta dallo psicanalista del nostro Lars messa su schermo. Però, come sempre, di scene disturbanti ce ne sono moltissime, visto che Matt Dillon vede il suo “operato” come se stesse creando grandiose opere d’arte. Insomma, tra il tema trattato, il modo di girare e le scene violente, se riuscite a vederlo senza alzarvi dalla poltrona e andarvene vengo personalmente a stringervi la mano.
E’ tutto… per adesso.