InVolontario, la webserie firmata da Fondazione Cariplo e Officine Buone, continua ad inanellare successi e premi.
Protagonista alla sesta edizione appena conclusa del Roma Web Fest, la manifestazione che ha come obiettivo la promozione del talento webnativo italiano e straniero, InVolontario si è aggiudicato 3 riconoscimenti: “Migliore comedy story”, “Migliore attrice” alla protagonista Giulia Penna e l’ambito premio come “Migliore webserie dell’anno” (LEGGI ANCHE: Roma Web Fest: tutti i vincitori della sesta edizione).
La webserie, che dopo il lancio a settembre è stata resa disponibile per tutti su mtv.it, rappresenta un passo importante per rivoluzionare l’immagine del volontariato e parlare di filantropia a un pubblico giovane. Composto da 5 episodi girati interamente in un ospedale vero e in attività, l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, InVolontario racconta le vicende del neolaureato Ettore (Francesco Meola), fattorino precario che deve consegnare una lettera in ospedale e si innamora di una giovane specializzanda (Giulia Penna). Per provare a conquistarla deve trovare il modo di tornare in corsia più volte possibile e si finge volontario di una organizzazione non profit che organizza un contest musicale in ospedale: il talent “Special Stage”. Chissà se Ettore diventerà un vero volontario e riuscirà a conquistare Giulia?
Zoom Magazine ha incontrato Giulio Mantella di Officine Buone a margine della cerimonia di premiazione al Roma Web Fest.
Vi aspettavate questo successo al Roma Web Fest?
Quando abbiamo presentato “InVolontario” al Roma Web Fest eravamo convinti che la nostra serie potesse essere apprezzata da un pubblico variegato ma, allo stesso tempo, sapevamo che la maggior parte delle serie in gara erano di alta qualità. Quando siamo stati chiamati sul palco per ritirare i premi come “Miglior webserie italiana”, “Miglior comedy story” e “Miglior attrice protagonista” per la nostra Giulia Penna siamo stati davvero sorpresi oltre che onorati.
E’ un successo che condividiamo con tutte le persone che hanno messo anima e cuore nel progetto. Vedere un racconto che nasce nel sociale, completamente no-profit, raggiungere questi apprezzamenti e risultati non può che motivarci a fare sempre meglio.
Come nasce il progetto InVolontario?
Il progetto nasce da un’idea di Ugo Vivone, presidente di Officine Buone, accolta subito da Dario Bolis direttore della comunicazione e relazioni esterne di Fondazione Cariplo. “Involontario” nasce dal desiderio di comunicare il volontariato e la filantropia in maniera innovativa e divertente. Il progetto di volontariato “Special Stage”, un vero contest musicale realizzato nelle corsie d’ospedale, è diventato lo sfondo delle avventure del protagonista Ettore alla conquista della sua innamorata Giulia. Il volontariato diventa così accessibile ai più giovani che spesso si allontanano da questo mondo. Il progetto viene poi concretizzato dalla collaborazione con i registi “La Buoncostume” insieme a “Headwood Studio” di Andrea Sanna, la sceneggiatura di Sergio Spaccavento di “Conversion Agency”, l’Accademia di trucco di “Apta”, il sostegno di Fondazione Cariplo, l’Istituto nazionale dei Tumori, SIAE e la diffusione di MTV.it e Repubblica.it.
La serie rivoluziona l’immagine che è sempre stata data del volontariato?
La serie rappresenta l’anima di Officine Buone, la cui missione è proprio quella di portare un messaggio nuovo all’interno del volontariato: per fare volontariato non bisogna essere “persone buone”, possono essere raccontate storie ed emozioni vere, senza buonismo e senza retorica. Si può fare volontariato donare il proprio talento e fare così tante nuove amicizie, proprio come Ettore che nella serie ricerca il suo talento aiutato da tutti i personaggi conosciuti in ospedale. InVolontario opera anche una piccola rivoluzione all’interno delle classiche serie “sociali”: il volontariato può essere raccontato in maniera leggera e divertente anche se ci si trova in contesti difficili e delicati come l’Istituto nazionale dei Tumori. Si è deciso di affrontare temi importanti in una chiave autoironica proprio per rendere accessibile questo mondo ai più giovani e veicolare un messaggio semplice e importante: nelle situazioni difficili non smettiamo mai di essere umani, tutti possiamo donare qualcosa di importante a chi trascorre un periodo in ospedale perché questo fa stare bene prima di tutto noi stessi. Insomma, fare volontariato è una cosa figa.
Ci sono dei pazienti che, durante le riprese, hanno chiesto di partecipare al progetto?
Una delle particolarità della serie è proprio il fatto che sia stata girata in un ospedale 100% attivo, quindi gli attori recitavano davanti a pazienti, dottori, infermieri, parenti e personale ospedaliero con tutte le difficoltà e curiosità del caso. Se da un lato la troupe si è ingegnata per non interferire con le normali attività dell’ospedale, dall’altro abbiamo visto come la nostra presenza sia stato di grande aiuto ad alcuni pazienti e genitori che hanno trascorso con noi il periodo delle riprese. “Siete stati la nostra terapia” ha detto Cinzia, la madre di una ragazza in cura all’Istituto, che ha deciso poi di comparire nelle riprese.
Con le vostre iniziative venite a contatto con molte persone, soprattutto giovani: qual è la motivazione che li spinge a mettersi al servizio del prossimo?
I nostri progetti si propongono ai giovani come dei seri progetti di crescita umana ma soprattutto professionale. Tanti giovani sono inizialmente attratti dalla parte “spettacolare” delle iniziative, grazie alle quali possono vivere un’esperienza unica, conoscere musicisti importanti della musica italiana, condividere un pomeriggio con volti noti del cinema e della tv, entrare a far parte di una grande rete di artisti e poi, solo successivamente scoprono il lato del “volontariato”. Si entra in ospedale per suonare e si esce ricchi di un’esperienza speciale, rendendosi conto di aver fatto del bene senza inizialmente volerlo. Tanti altri giovani invece già attivi nel sociale scoprono un nuovo modo di donare il proprio talento.
Quale disegno di welfare si sta affermando in Italia?
Collaboriamo da anni con il Comune di Milano e altri Comuni della Lombardia e di Italia su iniziative sociali rivolte ai giovani. Abbiamo notato un forte interesse nel voler mettere al centro dell’attenzione la capacità dei giovani di risvegliare l’interesse verso tematiche di questo tipo: da un lato il ragazzo vive un’esperienza professionale utile al suo bagaglio personale e dall’altro mette in atto un’azione di responsabilità sociale. I Comuni di Italia stanno costruendo nuove forme di relazioni per creare delle reti di associazioni solide al fine di ottimizzare le risorse e creare collaborazioni virtuose nel bene della comunità.
Avete altri progetti in cantiere?
Dopo il successo di Involontario e il premio del Roma Web Fest non potevamo non pensare alla seconda stagione! Stiamo creando insieme a Fondazione Cariplo la nuova storia per una serie ancora più avvincente che uscirà il prossimo anno. I nostri progetti #SpecialStage e #SpecialCook, rispettivamente i primi contest di musica e cucina in ospedale, crescono sempre di più con tante nuove date in tanti ospedali di Italia e di Londra. Abbiamo anche tanti nuovi progetti come #Escila, #St.Art! #MarketChef e altro ancora che possono essere approfonditi sul nostro sito www.officinebuone.it
Guarda il primo episodio di InVolontario: