Nel corso della prima giornata di Venezia76, si è tenuta la conferenza di presentazione del film che ha aperto quest’edizione del Festival: Le Vérité, primo film all’estero del giapponese Kore-Eda Hirokazu, che uscirà nelle sale il prossimo 3 ottobre.
All’incontro con la stampa del film, che racconta una resa dei conti con abbraccio finale tra una madre attrice e una figlia, hanno partecipato il regista e le protagoniste Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ludivine Sagnier, Manon Clavel e Clémentine Grenier.
La sceneggiatura di questo film è lo sviluppo di una pièce teatrale che aveva cominciato a scrivere nel 2003. Perché ha deciso di trasformarla in un film di debutto in un paese e una lingua diversa dalla sua?
Kore-Eda Hirokazu: “Innanzitutto essere stato selezionato come film d’apertura per me è motivo di grande gratitudine. In realtà all’inizio era una storia che aveva come ambientazione solo un camerino ma quando la produzione si è mossa per questo film, anche grazie a Juliette Binoche che nel 2011 mi aveva contattato, ho modificato la sceneggiatura per adattarla ad un lungometraggio. Non sapevamo dove girarlo: poi ho pensato che sarebbe stato interessante girarlo in Francia e, ovviamente, mi sarebbero servite delle attrici che rappresentassero la cinematografia di questo Paese. Così ho cambiato la sceneggiatura, incontrandoci spesso con le due attrici per creare un rapporto di fiducia tra di noi e facendo emergere di più il rapporto tra madre e figlia.
Cosa avete regalato di voi stesse a questi personaggi?
Catherine Deneuve: “Metto sempre un po’ di me nei personaggi che interpreto, sia come attrice che come donna: se questo non avvenisse, sarebbe tutto molto più difficile. Inoltre dopo una prima lettura della sceneggiatura, abbiamo fatto alcuni incontri con il regista divisi fra Parigi, Cannes e il Giappone: tutto questo, secondo me, ha contribuito a realizzare un bel film. E’ stato bello lavorare con Juliette Binoche, non c’era stata l’occasione fino ad ora”.
Juliette Binoche: “Lavorare in questo film per me significa aver realizzato i miei sogni più grandi: non vedevo l’ora di lavorare con Kore-Eda e ammiro Catherine Deneuve sin da quando ero bambina, per me lei è il simbolo della femminilità. Per me tutto questo è una consacrazione viva e preziosa”.
Sembra che la sua specialità sia fare film sulla famiglia: come descriverebbe questa famiglia franco-americana così disfunzionale?
Kore-Eda Hirokazu: “C’è l’elemento del family-drama ma in realtà è una storia tra una madre e una figlia che non arrivano ad una risposta: vanno avanti accettando l’esistenza l’una dell’altra. Attraverso i rapporti e i legami che hanno con gli altri personaggi si viene a creare una sorta di magia: questo era il tipo di film che volevo girare”.
Quanto le assomiglia il personaggio che interpreta?
Catherine Deneuve: “Essendo un’attrice questo personaggio mi assomiglia molto. Anche se il suo universo è molto lontano dal mio, intendo il mio lavoro come un lavoro di composizione tra le mie esperienze e quelle del personaggio che interpreto. Capisco questa donna, come donna e come madre”.
Quali sfide avete affrontato in questo film?
Ludivine Sagnier: “Per me è stato un regalo lavorare con Kore-Eda ed ero basita e stupita per il fatto che avesse pensato a me come attrice. Sono stata molto felice di interpretare questo ruolo perché lui cercava l’autenticità. Il mio personaggio appare leggero, quasi superficiale, ma per me il film è estremamente importante”.
Manon Clavel: “È stata una grande e bella avventura. Prima di questo film avevo poca esperienza e ho dovuto lavorare molto su questo personaggio. Mentre si girava avevamo un dialogo costante con il regista e le colleghe che mi sono state molto vicine. E’ stato un percorso di crescita professionale veramente divertente”.
Che esperienza è stata lavorare a questo film?
Catherine Deneuve: “E’ stata un’esperienza originale ma complessa. I personaggi erano difficili e c’è voluto del tempo anche a causa di una sorta di disagio comunicativo: con Kore-Eda dialogavamo essenzialmente attraverso la traduttrice che doveva trasmettere le nostre sensazioni e i modi di recitare. Sono molto contenta del risultato: è stato interessante e unico superare le difficoltà di dover comunicare in un lingua diversa”.
Juliette Binoche: “Ho la fama di preparare molto i miei film ma in questo caso il regista non voleva. E’ stato divertente scoprire giorno dopo giorno sul set le indicazioni del regista anche se, all’inizio, gesticolava molto, visto che parliamo due lingue diverse: lo vedevo sempre agitare le braccia quando mi parlava per spiegarmi le scene! (ride, ndr). Poi quando ho colto quello che lui voleva dirmi fin dall’inizio, non l’ho visto più gesticolare. Questo era un film che stava aspettando di venire alla luce ed è nato dall’incontro tra me, Kore-eda e Catherine Deneuve. D’altronde il cinema è questo: la possibilità dell’incontro”.
Nei suoi film i bambini sono sempre portatori di uno sguardo più saggio e filosofico degli adulti: come ha lavorato sul personaggio di Clementine?
Kore-Eda Hirokazu: “L’idea era di creare il personaggio di una nipote che avesse una libertà simile alla nonna. L’ho incontrata e le ho spiegato del ruolo grazie all’aiuto dell’interprete. La sua partecipazione è stata significativa: nonostante la giovane età è un’attrice a tutti gli effetti”.
Cosa ci racconti di questa esperienza?
Clementine Grenier: “Sul set non capivo proprio tutto, per lo più ho indovinato: il regista mi diceva dove mettermi e cosa fare. Le scene evolvevano e mano a mano sono diventata più brava e più forte”.
Vi ritenete una “macchina per recitare” come Fabienne? Vi è capitato di lavorare con colleghe come lei?
Catherine Deneuve: “Non mi ritengo una “macchina per recitare”, mi limito semplicemente a fare l’attrice e mi ha divertito molto interpretare questo ruolo. Mi è capitato, soprattutto a teatro, di incontrare delle colleghe come Fabienne ma è una questione di temperamento per me”.
Ludivine Sagnier: “Direi che sono questi punti di vista che le donne devono avere ad un certo punto della loro vita, sono stati d’animo che bisogna affrontare tenendo conto del lavoro da fare senza fermarsi”.
Juliette Binoche: “Io sono ossessionata da tutto quello che faccio, anche quando cucino o mi lavo i denti do il 100% e ho la fortuna di poter esprimere tutta me stessa sul set”.
(photo credits La Biennale di Venezia)