L’omonimo romanzo di Elena Ferrante, La vita bugiarda degli adulti, viene trasformato dalla regia di Edoardo De Angelis, in una serie Netflix da sei episodi, disponibile sulla piattaforma streaming dal 4 gennaio.
Giovanna (Giordana Marengo) è un’adolescente nella Napoli degli anni Novanta. Non le manca nulla: è figlia di un matrimonio felice, di un lungo amore. Abita al Vomero, il quartiere più ricco di Napoli. La scuola però non va come dovrebbe, Giovanna guarda fuori dalla finestra di casa e sogna di conoscere quello che ancora non sa. Tra queste cose, sicuramente c’è il volto della zia Vittoria (Valeria Golino), ormai sfocato nei suoi ricordi di bambina. La zia non ha più rapporti con il padre (Alessandro Preziosi) e questo l’ha allontanata da lei.
La vita bugiarda degli adulti è quindi la storia di un rapporto, quello tra una zia e una nipote, divise dagli avvenimenti della vita, da quelle questioni irrisolte che separano. Ed è quindi il racconto della ricerca di una verità, delle verità, dello svelamento di maschere e di coscienze in un mondo di apparenze.
Giovanna sta cercando di capire cos’è il bene e cos’è il male. Cosa può definirsi brutto e cosa no. Se la definizione che viene data da un adulto ha un certo valore oppure, a volte bisognerebbe comprendere le cose da un altro punto di vista, rispetto a quello che ci viene imposto da chi ci ha messo al mondo.
La vita bugiarda degli adulti è anche un potente specchio: verso noi stessi, verso la nostra coscienza, verso le nostre ipocriti convenzioni. E’ la bellezza di una canzone cantata con la leggerezza di una vita che, indipendentemente dall’età, può vestirsi di leggerezza e ballare su una terrazza di Napoli. Di un qualsiasi quartiere di Napoli.
E’ sempre una grande responsabilità quella di trasformare pagine scritte in un racconto per immagini, ancora di più se si tratta di una serie tv. Il confronto tra il romanzo scritto e la serie sembra quasi subire una sorta di ridicola sentenza figlia di un pregiudizio che vede la serialità come la rovina del racconto impegnato. Fortunatamente, negli ultimi anni il panorama delle serie tv italiane ci ha dimostrato esattamente il contrario. Si può trasformare un racconto come quello di Elena Ferrante, ricco di sfumature, scorci leggeri e intellettuali, analisi di sentimenti e paure, di generazioni, in una serie da guardare sul divano, in quell’ora che ci si dedica dopo la pesantezza delle nostre giornate, senza perdere la magia della verità?
Sì. Lo si può fare e anche nel modo migliore possibile, perché La vita bugiarda degli adulti non fa che farci venire voglia di leggere anche il libro della Ferrante, per averne ancora di più di quella storia lì, per seguire ancora una volta gli occhi azzurri di Giovanna e Vittoria tra le due diverse e somiglianti Napoli, senza perderli un attimo, senza perderci un attimo, amandone la schiettezza che è poesia, se raccontata nel migliore dei modi.