Perché se viviamo un anno in più, per andare in pensione siamo costretti a lavorare un anno in più? Perché la riforma Fornero ci ha fatto credere che il sistema contributivo sia l’unico possibile in Europa, quando lo adottiamo solo noi, la Svezia e la Lettonia? Perché l’Italia è diventata il Paese con l’età pensionabile più alta del continente, mentre in Francia e Germania l’età pensionabile è addirittura scesa? Perché gli 80 miliardi di risparmi sui conti pubblici che la riforma Fornero ha già prodotto sono intoccabili?
A queste e altre domande risponde “L’inganno delle pensioni. Come l’austerity previdenziale è stata usata per far cassa alimentando lo scontro generazionale”, il nuovo libro scritto dal giornalista Massimo Franchi. Il saggio, edito da Imprimatur, mette in discussione i dogmi che ci sono stati inculcati negli ultimi anni, con il racconto e la spiegazione comprensibile a tutti di come sulla previdenza in Italia la propaganda dell’austerità e del neoliberismo abbia colpito quanto in nessun altro Paese del mondo.
Ripercorrendo i sei anni trascorsi dalla riforma Fornero – “Per gli italiani la data del 5 dicembre 2011 è una specie di incubo” – Franchi dimostra che il sistema si può e si deve modificare profondamente.
L’inganno delle pensioni sta alimentando uno scontro generazionale che porta a considerare i pensionati – anche quelli vicini alla soglia di povertà – come privilegiati, mentre i giovani, i quarantenni e tutti i precari senza un futuro.
Mentre il nuovo “governo del cambiamento” ha già ammainato la bandiera della “cancellazione della Fornero” e propone modifiche lievi e in gran parte regressive, l’autore propone la necessità di introdurre una “pensione di garanzia” a tutela dei giovani e dei precari: “Si tratta di una pensione integrativa sullo schema di una base universalistica per chi è privo di altri mezzi: viene finanziata dalla fiscalità generale”.
“Per cambiare le cose – conclude Franchi – serve innanzitutto ribaltare la logica dell’austerità”. Solo con questo presupposto è possibile ripensare il sistema pensionistico dotandolo di maggiore flessibilità ed equità sociale.