Maria Elena Aprea, imprenditrice, donna eclettica, solare e non convenzionale, Vice Presidente e Direttore Creativo di Chantecler Capri, storica azienda orafa italiana che dal 1947 esporta lo stile caprese nel mondo. Chantecler Capri, nell’immaginario collettivo, riporta all’estate, al mare, ai colori del Mediterraneo, alla celebrazione della joie de vivre, all’high society degli anni ’50 e ’60, alle uscite in barca. Riporta ad un mondo avvolto nel mito, nel quale ritorniamo ogni volta che ammiriamo o indossiamo una creazione Chantecler, che ha incantato il jet set internazionale che soggiornava sull’isola all’epoca della dolce vita caprese.
Maria Elena, i vostri gioielli hanno incantato donne e star internazionali da Grace Kelly a Audrey Hepburn, da Jacqueline Kennedy a Ingrid Bergman alla divina Maria Callas. Ci sono foto di famiglia che testimoniano questi incontri d’altri tempi tra suo padre e queste icone di stile del passato nella bella isola di Capri. Che effetto le fa essere consapevole di esser stati parte integrante di quell’epoca dorata? Com’era la sua famiglia e come si svolgeva la vostra vita sull’isola?
La consapevolezza del passato la trasformo ogni giorno in un ponte verso il futuro. Attualizzando i valori che mi ha trasferito mio padre e trasferendoli in tutto ciò che faccio. Quella che lei definisce epoca dorata era un tempo dove la bellezza, in tutte le sue forme, andava a braccetto con la cultura e l’educazione. Ed è questa l’aria che ho respirato in casa sin da bambina. La nostra vita caprese era guidata dal ritmo delle stagioni ed era sempre una sorpresa. Un gioco di incontri quotidiani semplici e per questo eccezionali. Siamo capresi e l’arte di accogliere l’abbiamo nell’anima. A casa quasi ogni giorno avevamo ospiti da ogni dove. Di ogni cultura e tradizione religiosa. Mia madre amava coccolare i suoi amici con tavole bellissime e manicaretti famosi in tutta l’isola. E tutti l’adoravano per la sua simpatia ed energia gioiosa. Mio padre invece si lasciava trascinare divertito. Mentre si occupava della boutique e dei suoi amici clienti, cercando di anticiparne i desideri e creando gioielli speciali riflesso della personalità della donna che li avrebbe indossati. O andando alla ricerca di oggetti d’epoca rari per la clientela maschile, colta e raffinata.
Com’è cambiato il gusto nei decenni? Sono diverse le occasioni per indossare certi gioielli?
Quando ero bambina le clienti conoscevano i gioielli ed erano in grado di apprezzare e comprendere la complessità di un oggetto fatto ad arte distinguendolo da una paccottiglia. Negli incontri in boutique si parlava di pietre, di manifattura, di finiture. Di bellezza. L’acquisto di un gioiello lo si vedeva proiettato nel futuro. Nella sua capacità di tramandare affetti e sentimenti. Oggi invece molto spesso si acquista per soddisfare un piacere temporaneo. Si preferiscono oggetti più facili da indossare e più stylish.
Le vostre collezioni hanno una forte connotazione caprese. Sono radicate nel territorio, lo rappresentano attraverso le materie prime come il corallo e attraverso i simboli, i faraglioni e la famosa piazzetta. È un bel messaggio in un mondo globalizzato. Si dice “la moda passa lo stile resta”. Quanto è importante mantenere un ideale estetico, la propria identità, non cedendo ai dettami di un mercato spietato e veloce come quello attuale?
Essere fedeli al nostro stile è una priorità sempre e comunque. Solo essendo autentici ovvero esprimendo i valori all’origine della nostra unicità possiamo salvaguardare la nostra azienda e proiettarla nel futuro. In effetti sono i nostri valori che guidano il nostro lavoro. In parte derivano dalla cultura della nostra isola altri dalla cultura dei fondatori. Un mix incredibile ed attuale oggi come ieri. Come la libertà d’essere, l’inclusività, la valorizzazione dell’unicità di ogni singolo individuo, l‘accoglienza, la bellezza, la gioia di vivere: valori che uniscono e creano valore, in ogni epoca e attualissimi.
Com’è la donna che indossa Chantecler Capri in Italia e all’estero?
E’ una donna forte, ironica, libera e allegra, che nel gioiello cerca la bellezza, una manifattura raffinata, uno stile in linea con la sua personalità. Non convenzionale e di carattere, in Italia, come in Asia o in Medioriente, che sono i principali mercati a cui ci rivolgiamo.
Le vostre creazioni rappresentano un sogno, un’evasione. Raccontato di feste, di mare e di sole. A cosa si ispira quando disegna i suoi gioielli?
Nei gioielli che creo c’è il mio modo di intendere la vita, la mia parte più ironica e giocosa. La mia essenza più vera, che non è altro che la sedimentazione di tutte le mie esperienze. E delle cose che per me contano di più. Come la natura. Difatti la maggior parte delle creazioni sono ispirate alla meravigliosa natura caprese.
Lei oggi insieme ai suoi fratelli Gabriele e Costanza è a capo di una delle più importanti aziende orafe italiane. Ha raccolto il testimone da suo padre e deve portare avanti una tradizione del passato rinnovandola costantemente. Come si fa a rimanere per 70 anni sulla cresta dell’onda?
Restando fedeli a se stessi, all’inconfondibile stile italiano tanto apprezzato nel mondo, con tanta passione, perseveranza, con un lavoro tenace e sposando la formazione continua. Chiedendoci ogni giorno come possiamo migliorare ciò che abbiamo fatto ieri. Guardando al passato senza tralasciare d’essere contemporanei. Sempre con tensione creativa e positiva.
La pandemia ha sparigliato le carte. Ha impattato senza preavviso sulle nostre vite e sulla nostra economia. Il Presidente Mattarella ha invitato ognuno di noi a fare la sua parte per contribuire alla ripresa del nostro Paese e ritrovare l’orgoglio di essere italiani. Ha ricordato che gli italiani nella ricostruzione si sono sempre distinti per capacità in varie fasi della nostra storia. Lei come procederà a tal proposito?
Sarò ancora più attenta di prima a salvaguardare e ad attualizzare la nostra heritage e l’identità della nostra azienda, l’identità caprese e italiana. Abbiamo fatto un grande lavoro per recuperare efficienza. Ma il futuro lo costruiremo essendo più efficaci, facendo le scelte più giuste, cioè quelle che sono in linea con ciò che siamo. Per nascita e cultura. Dobbiamo guardare dentro il nostro territorio da Sud a Nord, per valorizzare maggiormente il nostro inestimabilmente patrimonio culturale, naturalistico, architettonico, le nostre eccellenze, e prendere spunto da tutto questo per dare impulso alla nostra creatività. Per noi stessi e per essere d’esempio ai giovani e alle generazioni che verranno.
La sua vita si svolge tra Milano, Capri, Tokyo e la sua famiglia. Come fa in quanto donna a conciliare tutto? Dove trova l’energia?
L’energia viene dall’avere un grande senso di missione: forse è il modo in cui mio padre riesce ad essere ancora vivo. Ero molto legata a lui. Dalla passione, dal cuore. Viene dal gusto della scoperta, dalla curiosità ereditata da mia madre, di conoscere e confrontarmi con nuove persone e culture.
Mi dica tre valori che per lei sono imprescindibili.
Il rispetto della dignità di ogni essere umano che ho ereditato da mio padre, l’entusiasmo, la bellezza.
Lei appare una donna luminosa, estrosa ed esplosiva. Quali progetti ha Maria Elena Aprea per il futuro?
Di trasferirmi a Capri di nuovo. Ma non ci crede nessuno!
Noi invece ci crediamo… perché un isolano resta sempre un isolano. Nello spirito, nella mente e nel cuore.