Si intitola “Portofino” il singolo che segna l’esordio discografico dei The Fuzzy Dice, alias Teddy Di Ubaldo (voce), Lorenzo Fantini (piano e voce), Matteo Fantini (contrabbasso e voce), Filippo Del Piccolo (chitarra e voce) ed Elvis Di Natale (batteria). La band abruzzese vanta ben dieci anni di carriera alle spalle, durante i quali ha proposto al pubblico il repertorio Rock ’n’ Roll degli anni ’50.
Qual è l’aspetto che più vi affascina della dimensione live?
I concerti ti restituiscono quelle emozioni che durante una sessione in studio non puoi avere, perché manca il pubblico. L’emozione di un live, suonare insieme e ricevere una risposta da parte delle persone, crea maggiore coesione tra noi, un’unione suggellata dal riscontro dagli applausi che arrivano da sotto il palco. Il loro riconoscimento è qualcosa di impagabile.
Cosa vi piace, invece, degli anni ‘50?
L’avvento del Rock ’n’ Roll, decisamente. Migliaia di ragazzi sono riusciti ad identificarsi in determinate icone del genere, arrivando a vivere un momento unico a livello storico, sia dal punto di vista musicale che culturale. Un’epoca in cui prevaleva davvero l’istinto.
A proposito di istinto, ce n’era di più ieri oppure oggi?
A nostro parere ce n’era più un tempo, perché in termini musica si è ormai detto quasi tutto, per cui resta poco spazio per la vera sperimentazione, più che altro si vanno a riproporre cose fatte in passato, ma nulla risulta davvero originale e innovativo. Tutto è già stato detto e inventato, non resta che recuperare e contaminare vecchie idee per renderle ancora attuali.
Questo accade anche nel campo della moda, no?
Assolutamente sì, infatti la storia è ciclica e anche le tendenze si ripropongono, Quest’anno, non a caso, sono andati molto gli anni ’70, mentre qualche tempo fa gli anni ’60. C’è sempre un ritorno al passato se andiamo ad analizzare nello specifico. Alla fine, di nuovo resta davvero poco.
Una cosa che non c’era sicuramente negli anni ’50 sono i social network, come descrivereste il vostro rapporto con questi nuovi mezzi di comunicazione?
Ultimamente ci siamo appassionati un po’ di più ai social, anche se siamo un po’ vintage. Sono canali importantissimi e tendiamo ad utilizzarli nel migliore dei modi, anche se potremmo spingerci oltre e fare ancora di più, perché c’è sicuramente da fare, da imparare e da migliorare. I social rappresentano un modo per restare in contatto con il pubblico e noi teniamo molto a questo aspetto.
Un altro rapporto che è nato con “Portofino” è quello con il piccolo schermo, di recente siete stati ospiti a “ItaliaSì!” di Marco Liorni e protagonisti di diversi passaggi tv. È un media a cui vi sentite più vicini?
Sicuramente sì, la televisione ti da quella spinta in più per lavorare maggiormente con i live, restituendoci una buona visibilità per farci conoscere al grande pubblico. Questo porta anche tanto lavoro e la possibilità di crescere. Per noi questi passaggi televisivi sono importanti, per cui ci teniamo a ringraziare la Starpoint, nelle persone di Pasquale Mammaro e Francesco Vidoni, che hanno fatto davvero un grande lavoro.
In conclusione, quanto è importante approfondire la conoscenza del passato per comprendere meglio il presente?
Secondo noi è fondamentale, per capire come nasce e da dove arriva la musica, l’evoluzione che ha avuto nei vari decenni, partendo proprio dagli anni ’50 e da quella rinascita sociale avvenuta a seguito della seconda guerra mondiale. C’è stato un grande e importantissimo cambiamento culturale.